Il 19 giugno scorso la Camera dei deputati ha approvato in via definitiva la legge sull'autonomia differenziata, «un provvedimento voluto dal ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli (Lega) che definisce le modalità con cui le regioni potranno chiedere e ottenere di gestire in proprio alcune delle materie su cui al momento la competenza è dello Stato centrale»; il disegno di legge era già stato approvato a gennaio dal Senato. La concreta attuazione sarà un altro paio di maniche: per definire i livelli essenziali delle prestazioni (LEP), trovare i soldi e concludere le intese tra governo e regioni ci vorranno anni. E al di là delle disuguaglianze territoriali, non bisogna sottovalutare che secondo Banca d'Italia c'è il rischio di effetti negativi sulla gestione delle risorse pubbliche. In questo video il giornalista e scrittore Pino Aprile spiega cos'è l'autonomia differenziata.
Poco più di due settimane dopo l'approvazione del disegno di legge, è stato depositato in Corte di Cassazione il quesito referendario per la sua abrogazione. Per firmare non bisogna recarsi in Comune né da nessun'altra parte: è sufficiente visitare questa pagina sul sito del Ministero della Giustizia, cliccare su ACCEDI e fare login con lo SPID, la Carta d'Identità Elettronica o la Carta Nazionale dei Servizi. Poi si scorre l'elenco delle iniziative – ce ne sono svariate degne di considerazione, varrà la pena di tornarci su – e cliccare su Contro l’autonomia differenziata. Una firma per l’Italia unita, libera, giusta (il numero dell’iniziativa è 500020). Poi si clicca su Sostieni iniziativa, quindi su Continua e di nuovo su Sostieni iniziativa. Molto più semplice e veloce da fare che da spiegare! Per ulteriori approfondimenti puoi consultare il sito referendumautonomiadifferenziata.com.
Dal 26 luglio, giorno d'inizio del periodo di raccolta firme online, sono già state raccolte oltre 400mila firme. Di questo passo il traguardo del mezzo milione di firme richieste affinché il referendum abbia luogo verrà presto raggiunto e superato in scioltezza. A quel punto, trattandosi di un referendum abrogativo, l'obiettivo a cui puntare sarà il raggiungimento del quorum; come stabilisce l'articolo 75 della Costituzione, infatti, «La proposta soggetta a referendum è approvata se ha partecipato alla votazione la maggioranza degli aventi diritto, e se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi». L'ultimo referendum a raggiungere il quorum è stato quello sull'acqua pubblica e il nucleare, che si è tenuto nel 2011; era dal 1995 che nessun referendum riusciva a superare il quorum.
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