Oggi sono stata contattata su LinkedIn dalla responsabile delle risorse umane di una ditta che ha sede nelle Marche, a un centinaio di chilometri da Pescara dove ho vissuto fino al 2016; mi informava che sono alla ricerca di un Software Embedded Engineer, ruolo abbastanza affine a quello che ricopro attualmente, in un settore non troppo dissimile da quello in cui lavoro. Non appena ho letto il nome della ditta mi sono ricordata che una quindicina d'anni fa – anno più anno meno, la data esatta ce l'ho scritta su un taccuino che ho riposto chissà dove – sostenni un colloquio con il cofondatore e amministratore delegato della ditta, indicatami dal mio carissimo relatore delle tesi di laurea e di dottorato, ma al fatidico «le faremo sapere» non seguì alcun riscontro. Adesso sono combattuta:
- Rispondo sarcasticamente «All'epoca mi avete scartata senza tanti complimenti, e adesso che il mio profilo professionale si è allineato alle vostre esigenze divento appetibile? No grazie, all'epoca abitavo a Pescara e sarei stata disposta a trasferirmi dalle vostre parti, magari tornando dai miei ogni weekend... ma oramai ho messo radici al nord e il mio posto è qua».
- Tenere a bada il sarcasmo e la bile e chiedere se magari sarebbero disposti a offrirmi un contratto full remote, eventualmente con qualche occasionale puntatina in sede. Il mio impiego attuale è interessante e stimolante, ma di fare una sessantina di chilometri e un paio d'ore di strada ogni giorno lavorativo – in teoria mi sarebbe concesso di lavorare da casa 8 giorni al mese, ma quasi sempre devo svolgere mansioni che richiedono la presenza in ufficio – non ne posso proprio più.
Ti farò sapere quale delle due strade sceglierò di percorrere, oppure se (più probabilmente) lascerò perdere del tutto. E adesso ti saluto: domattina devo svegliarmi ancor prima del solito perché devo andare a fare le analisi del sangue, sperando che il polistirolo (cit.) sia sceso rispetto a tre mesi fa. Mi auguro che aver ridotto o eliminato un sacco di sfizi dalla mia dieta – a nemmeno cinquant'anni, mentre i miei genitori prendevano le medicine ma pur avendo il colesterolo alto mangiavano più o meno quello che volevano, hanno raggiunto e superato gli ottanta e non sono morti di patologie coronariche/cardiache – sia servito a qualcosa...
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