Domani è venerdì... e anche questa settimana si concluderà senza che io sia riuscita a lavorare nemmeno un giorno da casa, anche se gli accordi con la mia azienda in teoria mi concederebbero un tot di giorni al mese di smart working (che non è sinonimo di telelavoro, e in effetti nel mio caso di "smart" non è che ci sia granché). Considerato che impiego circa un'ora ad andare e un'ora a tornare dall'ufficio – in questo periodo in cui è già cominciato l'esodo vacanziero, e quindi il traffico è diminuito, un po' meno – si tratta di un vantaggio non trascurabile, sempre che io riesca ad usufruirne. Tra la sveglia alle sei e mezza e quella alle sette e mezza, poi, c'è una differenza abissale!
L'unica ragione per cui non posso fare a meno di andare in ufficio domani, visto che quasi tutto quello che ho da fare è preparare dei documenti al computer, è la necessità di testare due dispositivi usando la strumentazione disponibile in laboratorio. Un compito che dovrebbe impegnarmi per non più di mezz'ora, e che avrei potuto svolgere oggi... ma ho preferito non interrompere quello che stavo facendo per non rischiare di deconcentrarmi e combinare qualche pasticcio.
Ecco due immagini sul lavoro da remoto: una vignetta di Legolize...
(a dire il vero a me di riunioni ne tocca una, massimo due alla settimana: è il mio responsabile che è sempre "in call")
... e un meme condiviso su LinkedIn da Jonathan Aufray.
Quando il tuo lavoro può essere svolto da remoto ma tu sei costretto a lavorare dall'ufficio
In realtà sarebbe improprio dire che sono "costretta": diciamo che non vengo messa nelle condizioni ottimali per poterlo fare. E ho la netta sensazione che i datori di lavoro – non necessariamente il mio, è un discorso generale – non vedano di buon occhio l'opportunità di lavorare da casa, perché hanno il sospetto che il dipendente possa approfittarsene per pensare agli affari suoi anziché a quelli dell'azienda. Invece per quanto mi riguarda mi concentro di più – lavorare senza nessuno intorno è tutta un'altra cosa rispetto a farlo in un open space – e quindi in genere ho un rendimento migliore, e per giunta, con la scusa che tanto non ho davanti un'ora di strada da fare, stacco anche più tardi del solito.
P.S.: Colgo l'occasione per rispolverare un simpatico video pubblicato dall'attore Giovanni Scifoni a marzo 2020; in quel periodo la pandemia ha obbligato moltissime attività a convertirsi più o meno controvoglia allo smart working pur di non chiudere bottega.
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