Sabato sera io e il mio cavaliere siamo stati a cena presso la sede di Monza della Taverna di Rugantino, che si proclama orgogliosamente "IL Ristorante Romano in Brianza" (in realtà ce ne sono anche altri, e alcuni li abbiamo anche testati, ma questo mi è sembrato il migliore finora).
All'ingresso abbiamo trovato, scritto su una lavagna, un sonetto del grande Aldo Fabrizi dedicato a due piaceri della vita. Quali essi siano, lo si capisce fin dal titolo: Magnà e dormì!
Sò du’ vizzietti, me diceva nonno,
che mai nessuno te li pò levà,
perchè sò necessari pe campà,
sin dar momento che venimo ar monno.
Er primo vizzio provoca er seconno:
er sonno mette fame e fa magnà,
doppo magnato, t’aripija sonno,
poi t’arzi, magni e torni a riposà.
Insomma la magnata e la dormita,
massimamente in una certa età,
sò l’uniche du’ gioie de la vita.
La sola differenza è questa qui:
che pure si ciài sonno pòi magnà,
ma si ciài fame mica pòi dormì.
Ebbene, magna' ho magnato, adesso sarà er caso che vado a dormi' perché domatina me devo sveja' alle cinque e mezza...
[Ho un debole per la parlata romanesca, trasmessami da mia madre che, pur essendo nata e avendo trascorso la prima giovinezza nelle Marche, nella Città Eterna ci ha vissuto per quasi vent'anni. Anche papà, che mamma la conobbe proprio a Roma e che se fosse ancora vivo avrebbe compiuto proprio oggi ottantanove anni, lasciò la Sicilia giovanissimo, ma anche se parlava un italiano impeccabile l'inflessione non l'ha mai persa]
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