Sono miope da quando avevo sette anni – e con l'avanzare dell'età tale condizione è peggiorata così tanto che oggi, senza i miei occhiali oppure le lenti a contatto, non potrei letteralmente andare da nessuna parte – e detesto la mia voce nasale – uno dei motivi, anche se non il solo, per cui tendo a parlare il meno possibile ;-) – ma troppo spesso dimentico che tante, troppe persone queste fortune, quella di vederci e di poter parlare, non le hanno.
Stasera accenno brevemente a due importanti progetti:
- Be My Eyes è stato creato per aiutare persone non vedenti o ipovedenti. L'app è formata da una comunità globale di non vedenti o ipovedenti e da volontari normovedenti. Be My Eyes cattura il potere della tecnologia e della connessione umana per portare la vista alle persone che non dispongono della vista. Attraverso una videochiamata i volontari forniscono agli utenti non vedenti e ipovedenti assistenza visiva per compiti che vanno dall'abbinamento dei colori, al controllo se le luci sono accese, alla preparazione della cena. L'app è gratuita e disponibile sia per Android che per iOS. Matteo Bordone ne ha parlato con Maurizio Molinari, capo dell'ufficio del parlamento europeo di Milano, nell'episodio di venerdì 20 gennaio del suo podcast quotidiano Tienimi Bordone, il cui ascolto è riservato agli abbonati a Il Post.
- Voice for Purpose è un consorzio globale per restituire voci umane ed espressive a chi è costretto a usare sintetizzatori vocali. Ogni anno migliaia di persone sono colpite da malattie degenerative e perdono rapidamente il controllo della voce. Per il resto della vita, sono costrette ad affidarsi a voci robotiche che non riescono a trasmettere emozioni e intonazione quando parlano con chi le cura o semplicemente dicono "ti voglio bene" ai propri cari.
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