Venerdì scorso il Tribunale Regionale di Giustizia amministrativa (TRGA) di Trento ha accolto il ricorso della Lega Anti Vivisezione (LAV) e ha sospeso l'ordinanza di abbattimento firmata dal presidente leghista della Provincia autonoma di Trento e della Regione Trentino Alto-Adige, Maurizio Fugatti. L'11 maggio il tribunale deciderà se annullare del tutto l'ordinanza. I genitori del giovane ucciso hanno chiarito di non volere la morte dell'animale. «Si tratta di una vendetta simbolica che non ci interessa, noi vogliamo giustizia», e io credo che queste parole abbiano un valore enorme. Mi si potrà obiettare che il parere dei genitori è irrilevante, che non spetta a loro decidere... ma mi sembra assolutamente degno di nota il fatto che, mentre spesso i familiari di una vittima obnubilati dallo strazio invocano la legge del taglione, loro in questo caso manifestano una dignità e un buon senso encomiabili.
A suo tempo la comunità umana stabilì che l'intervento dello Stato fosse necessario per evitare che le persone potessero farsi giustizia da sole agendo "di pancia" (o d'istinto, che è l'unica legge che governa gli orsi). Invece in questo caso mi sembra che sia proprio lo Stato, nella persona di Fugatti, a cercare vendetta con la bava alla bocca. Davvero JJ4, già catturata e separata dai suoi cuccioli che potrebbero non essere ancora pronti per cavarsela da soli, è così aggressiva e pericolosa che l'unico modo per impedirle di nuocere è eliminarla? Di certo la sua morte non riporterà in vita il povero Andrea Papi, come ha ammesso anche il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, né tantomeno servirà da deterrente per gli altri orsi, che per ovvie ragioni sono impossibilitati a "spargersi la voce". Se invece JJ4 si è comportata come avrebbe potuto fare qualunque altro suo simile nella stessa situazione, verrebbe da dire che la tanto logica quanto triste conclusione sia farli fuori tutti, gli orsi. Vale la pena da ricordare che negli anni '90 l'orso in Trentino era quasi estinto a causa della caccia: quelli presenti oggi sono il risultato del progetto di ripopolazione Life Ursus. Di tutto questo si parla in un podcast de Il Post intitolato M49 – Una storia di orsi e persone, uscito quasi due anni fa ma tornato prepotentemente di attualità. M49 è il nome, o meglio la sigla, di un orso che «ha una storia e un carattere particolari. Entra nelle malghe, a volte caccia per il gusto di cacciare, senza mangiare. Si avvicina alle persone, a volte troppo. Viene catturato, fugge da un recinto elettrificato». Ch'io sappia M49 è ancora vivo, ma si trova da tempo di nuovo confinato dentro quel recinto, privato della libertà che disperatamente agognava.
P.S.: L'OIPA (Organizzazione Internazionale Protezione Animali) di Trento ha lanciato una petizione per salvare JJ4. Io ho firmato, per quello che può valere. Chiedere che l'orsa non venga giustiziata – perché in pratica di questo si tratterebbe – non vuol dire che m'importi più di lei che di Andrea Papi. Ma, come ho già detto, lui purtroppo non c'è più, e niente potrà mai restituirlo ai suoi cari.
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