Qualche mese fa mi sono imbattuta in un post del medico e scienziato americano Eric Topol intitolato The bright side of the Covid pandemic (Il lato positivo della pandemia di Covid), e ho avuto un sussulto: quale potrà mai essere il lato positivo di questa catastrofe sanitaria?! All'inizio c'era chi ripeteva "Andrà tutto bene", "Ne usciremo migliori"... ma io non ci ho mai creduto, e a questo punto posso dire di essere stata lungimirante.
Comunque, il dottor Topol si riferiva ai risvolti della pandemia dal punto di vista medico. Mi piacerebbe riuscire a tradurre l'intero articolo, ma è troppo lungo, articolato – per quanto non riservato agli addetti ai lavori – e ricco di illustrazioni piuttosto "dense", per cui mi limito a riportarne l'incipit...
Nel suo terzo anno, con la morte di milioni di persone e un numero maggiore di un ordine di grandezza di malati di Long Covid, è difficile immaginare eventuali aspetti positivi che provengano da questa pandemia. Ma ce n'è uno grande che trasformerà la nostra capacità di prevenire e curare un'ampia varietà di malattie per i decenni a venire.
Prima del Covid-19, la combinazione di mRNA e nanoparticelle non era mai stata somministrata su larga scala, ma ora sono state somministrate ben oltre 2 miliardi di dosi in oltre 170 paesi in tutto il mondo.
... e la conclusione.
Un giorno guarderemo indietro alla pandemia come a una straordinaria rinascita nella biomedicina, dando origine a una piattaforma pluripotente convalidata con perfezionamenti e applicazioni apparentemente illimitati.
Un'immagine senza dubbio meno incoraggiante, per usare un eufemismo, è stata pubblicata di recente da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE (Gruppo Italiano per la Medicina Basata sulle Evidenze), che consiglio di seguire su LinkedIn.
Pandemia: effetti a medio-lungo termine
- Ritardo erogazione di prestazioni chirurgiche, ambulatoriali e di screening non ancora recuperate dalle Regioni
- Progressivo impatto del long-COVID → 113 centri
- Impatto sulla salute mentale
- Ulteriore indebolimento del capitale umano del SSN: burnout, demotivazione, licenziamenti volontari, fuga verso il privato
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