... che volete farmi inc***are!!!
Quasi tutte le iniziative del governo Meloni mi trovano contraria, ma due tra le più recenti mi hanno fatta sentire particolarmente coinvolta.
Copincollando da QuiFinanza...
tra le misure da tenere in considerazione in vista del documento di economia e finanza che l’esecutivo si appresta a varare c’è una tassa che il Governo ha a cuore, quella relativa alle consegne a domicilio.
Infatti, in passato, tante sono state le discussioni per cercare di porre un freno alle consegne sfrenate effettuate con mezzi non ecologici e ora la maggioranza vorrebbe spingere verso questo fronte. Se n’è parlato in una recente riunione dei capigruppo e la proposta sembra essere pronta a essere messa sul piatto per il colloquio in Cdm che potrebbe dare o meno il via libera.
Nota come tassa verde o Amazon tax, visto che il colosso di Jeff Bezos è il leader mondiale delle consegne a domicilio, si tratterebbe di una tassa che punta a favorire il commercio di prossimità. Infatti con una ulteriore tassa sulle consegne si cercherebbe di invogliare i consumatori finali a recarsi sul posto per comprare dal negozio fisico anziché da quello online, per favorire le piccole realtà che nell’era dello shopping sul web stanno accusando non poche difficoltà.
Ebbene, io vivo in una piccola città di provincia, e se per la spesa alimentare non intendo rinunciare a recarmi settimanalmente nel supermercato a pochi chilometri da qui (anche se non dimentico che Esselunga a casa è stata la mia salvezza nel periodo dell'isolamento da COVID), buona parte degli altri acquisti sono ben contenta di poterli fare online anziché nei negozi fisici: sarei costretta a percorrere innumerevoli tragitti con la mia vecchia e inquinante auto a benzina, senza peraltro la certezza di trovare quello che cerco, certezza che invece qualunque e-commerce mi dà quasi al 100%. Continuerei quindi in ogni caso ad acquistare online, perché il tempo e la benzina che risparmio ammortizzerebbero con ogni probabilità il costo della Amazon Tax, ma dal mio punto di vista la fregatura (e l'inc***atura) rimarrebbe.
Altra notizia che mi ha fatto perdere le staffe: constatato che il matrimonio religioso cala in modo più consistente di quello civile "perché costa di più", cinque deputati leghisti hanno presentato una proposta di legge che prevede un bonus di 20mila euro sotto forma di detrazione – «Per le spese documentate connesse alla celebrazione del matrimonio religioso, quali la passatoia e i libretti, l’addobbo floreale, gli abiti per gli sposi, il servizio di ristorazione, il servizio di acconciatura e il servizio fotografico a decorrere dal primo gennaio 2023, è riconosciuta una detrazione dall’imposta lorda nella misura del 20 per cento delle spese fino a un ammontare complessivo di 20.000 euro» – per chi si sposa in chiesa. Ora non si capisce perché lo Stato italiano, che è laico, dovrebbe preoccuparsi di incentivare quello che la Chiesa cattolica evidentemente non riesce a fare, peraltro a spese del contribuente, alla faccia della spiritualità e in spregio della Costituzione.
Comunque c'è stato un dietrofront: a quanto pare l'iniziativa, ammesso e non concesso che passi, dovrebbe essere allargata a tutti i matrimoni, indipendentemente che vengano celebrati in chiesa oppure no. Purché vengano soddisfatti determinati requisiti: i promessi sposi devono avere meno di 35 anni, devono aver dichiarato un reddito non superiore a 23 mila euro (complessivamente), devono avere la cittadinanza italiana da almeno dieci anni e sposarsi in Italia. Io e il mio lui non rientriamo nelle prime due categorie. Pazienza... tanto non ci interessa uno sposalizio in grande stile! ;-) Comunque non abbiamo mai pensato di vivere da "concubini" a tempo indeterminato – come il nostro "cristianissimo" presidente del Consiglio, con tanto di prole a carico, fa con estrema nonchalance senza rendere conto a nessuno ;-) – e siamo da tempo intenzionati a regolarizzare la nostra reciproca posizione unendoci in matrimonio, solo in Comune per una questione di coerenza con noi stessi e con le nostre idee; certo, se fossero ancora vivi i miei genitori, soprattutto mio padre che era molto religioso, ci saremmo posti il problema di dar loro un dispiacere, ma purtroppo non ci sono più. A dire il vero avevamo in programma di sposarci a maggio 2020, poi è successo quello che è successo... e insomma, tra un rinvio e l'altro, speriamo che il 2023 sia l'anno buono. :-)
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