Quando mi trovo a conversare con qualcuno che mi ispira una certa fiducia, e ho l'occasione di parlare di quello che provo, di rado riesco a farlo: per tutta una serie di ragioni – timidezza, riservatezza, scarsa attitudine a tradurre sul momento le mie sensazioni in parole di senso compiuto ;-) – si finisce per cambiare discorso prima che io sia riuscita ad esprimere ciò che avevo dentro. Per questo ho trovato particolarmente congeniale, tanto che stasera voglio condividerlo, il post pubblicato giorni fa su Sketchplanations con il titolo Don't fill the silence (Non riempire il silenzio).
È facile voler riempire un silenzio imbarazzato. Spesso, tuttavia, una pausa nella conversazione è tempo di cui le persone hanno bisogno per pensare. Quando fai ricerche, e magari solo nelle normali conversazioni, cerca di fidarti delle domande che poni, ed evita di riempire il silenzio dopo aver fatto una domanda.
La mia esperienza è che è molto facile far seguire a una bella domanda aperta del tipo «Come ti senti adesso?» ogni sorta di condizione o ipotesi, perché un silenzio ti fa sentire a disagio. Può diventare rapidamente: «Come ti senti riguardo a questa cosa?... Immagino che sia stato difficile per te, giusto?». E invece di dare a qualcuno lo spazio per condividere una risposta ponderata alla tua domanda aperta, tutto ciò che potresti ottenere è un «Sì», e forse la tua possibilità di scoprire cosa pensavano davvero è andata. Invece, abbi fede in ciò che chiedi e mantieni il silenzio.
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