È di ieri una notizia a dir poco angosciante: in provincia di Como i vigili del fuoco hanno rinvenuto una donna di settant'anni, morta da almeno due anni, letteralmente mummificata su una sedia nella cucina della casa in cui abitava. E chissà quanto tempo ancora sarebbe dovuto passare prima che se ne riscontrasse il decesso se i vicini, per nulla allarmati dal fatto che la signora non si vedesse in giro almeno dal settembre del 2019, ma solo dalla constatazione che gli alberi pericolanti nel suo giardino compromettevano il decoro della strada e mettevano a rischio la sicurezza, non avessero segnalato l'inconveniente al nuovo proprietario della villetta, al quale la donna aveva ceduto la nuda proprietà pur rimanendovi ad abitare in usufrutto.
Maria Corbi de La Stampa ha commentato sgomenta che «una società che tratta gli anziani come vuoti a perdere ha in sé un virus molto più pericoloso del Covid». Comunque a mio avviso non è semplicemente una questione di età, ma anche di contatti sociali. La donna infatti non aveva famiglia né parenti, e con ogni probabilità nemmeno un lavoro. Se avesse avuto nella sua vita delle persone che in qualche modo contavano su di lei, con finalità più o meno disinteressate, la sua morte sarebbe stata scoperta già da tempo. Il vero problema è che, quando non servi (più) a nessuno, è fin troppo facile che tutti si dimentichino di te.
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