Nella mia "bolla social" ne dicevano quasi tutti un gran bene, così ho voluto guardare pure io la serie animata del momento: Strappare lungo i bordi (qui il trailer), scritta e diretta dal fumettista Zerocalcare, al secolo Michele Rech, per Netflix. Nei primi quattro dei sei brevi episodi non l'ho trovata granché interessante, anche se a tratti mi ha colpita molto perché il protagonista – l'alter ego animato di Zerocalcare stesso – mostrava una sensibilità e un vissuto sorprendentemente simili ai miei. Poi verso la fine del penultimo episodio la storia narrata ha preso una piega drammatica... e qui mi ricollego a una polemica ricorrente riguardo a questa serie: dal momento che Zerocalcare presta la voce e la sua tipica inflessione romanesca a tutti i personaggi tranne l'Armadillo, personificazione della sua coscienza, doppiato dall'attore Valerio Mastandrea, ce vonno i sottotitoli sinnò nun ce se capisce gnente. Ebbene, sarà che io per ragioni familiari ho una frequentazione di lunga data con la parlata capitolina, ma lo comprendevo piuttosto bene pure senza sottotitoli: solo quando parla il Secco non si capisce granché, ma è un aspetto che fa parte integrante del personaggio. Il punto è che, nel corso della summenzionata svolta drammatica della vicenda, si sente proprio che Michele non è un attore né un doppiatore di professione, perché usa lo stesso identico tono di voce usato nei momenti più leggeri. E questo l'ho trovato abbastanza straniante; mentre guardavo l'ultimo episodio volevo commuovermi – ne avrei avuto ben donde – ma per questo motivo non ci sono riuscita appieno. Giusto sul finale alcuni personaggi, gli stessi che fino a poco prima avevano avuto la voce di Zerocalcare, vengono doppiati da professionisti, e la differenza si sente.
Una curiosità: se Michele Rech parla italiano con un inconfondibile accento romano, il suo francese mi sembra impeccabile: senti un po' qua. Del resto lui è madrelingua, nel senso letterale del termine: sua madre è di origine francese, lui stesso ha vissuto in Francia nei primi anni di vita, poi a Roma ha frequentato il Lycée Chateaubriand.
La serie è oggetto di una parodia realizzata – in un romanesco a dir poco approssimativo ;-) – da Andrea Lorenzon per il suo canale YouTube CARTONI MORTI.
Allora, prima che me state a rompe er c***o con "E ma guarda che la serie di Zerocalcare è molto bella"... Sì, anche a me m'è piaciuta molto la serie, signora, ma posso farce 'na parodia lo stesso, porcoddue, che cor mestiere de lo youtuber devo parlar dei trend e a me me serve per far campar la mi' famija?
A pensarci bene, in un certo senso io ne scrivo più o meno per lo stesso motivo, anche se a differenza di Andrea Lorenzon non me ne viene in tasca un centesimo: in gergo si chiama FOMO, acronimo di Fear Of Missing Out, ovvero "paura di essere tagliati fuori".
Concludo con una considerazione riguardo allo spezzone che dà il titolo alla serie:
E allora noi andavamo lenti perché pensavamo che la vita funzionasse così: che bastava strappare lungo i bordi piano piano, seguire la linea tratteggiata di ciò a cui eravamo destinati, e tutto avrebbe preso la forma che doveva avere... perché c'avevamo diciassette anni e tutto er tempo der mondo... come Achille e 'a Tartaruga.
A questo punto ho pensato che a me non è mai piaciuto, nemmeno quando ero giovanissima, strappare la carta lungo la linea tratteggiata, perché a meno che questa non fosse dritta (nel qual caso potevo ottenere risultati soddisfacenti piegando ripetutamente il foglio lungo la linea) lo strappo non sarebbe mai venuto bene come volevo io; ho sempre preferito di gran lunga usare le forbici. E questo mi dà da pensare sul mio modo di affrontare la vita...
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