Oggi è il cinquantesimo anniversario del giorno in cui l'equipaggio della missione Apollo 14 ripartì alla volta del nostro pianeta. Finora per me Apollo 14 era soltanto la denominazione della cooperativa edilizia (liquidata ormai da anni) di cui faceva parte il condominio dove abitavo a Pescara – del programma Apollo sono assai più note le missioni Apollo 11, quella del primo storico allunaggio di un essere umano, Neil Armstrong, e Apollo 13, quella di «Houston, abbiamo un problema» – ma la splendida immagine pubblicata l'altroieri come Astronomy Picture of the Day con il titolo Apollo 14 Heads for Home (Apollo 14 si dirige verso casa) mi ha fatto venire una gran voglia di saperne di più.
Ecco la traduzione della relativa spiegazione.
Cinquant'anni fa questa domenica (7 febbraio 1971), l'equipaggio dell'Apollo 14 lasciò l'orbita lunare e si diresse verso casa. Gli astronauti guardarono questo "sorgere della Terra" [ma l'Earthrise per antonomasia è questo qua, risalente alla missione Apollo 8, NdC] dal loro modulo di comando Kittyhawk. Con la falce di Terra illuminata dal sole che fa capolino appena oltre l'orizzonte lunare, il terreno craterizzato in primo piano è lungo l'altro lato della Luna. Ovviamente, mentre orbitava attorno alla Luna, l'equipaggio poteva osservare la Terra sorgere e tramontare, ma dalla superficie lunare la Terra rimase ferma nel cielo sopra il sito di atterraggio nella base Fra Mauro. I campioni di roccia restituiti da Fra Mauro includevano una roccia di 20 libbre [circa 9 kg, NdC] soprannominata Big Bertha, che si determinò contenesse verosimilmente un frammento di un meteorite proveniente dal pianeta Terra. Tenuto a bordo del Kittyhawk durante la missione Apollo 14 c'era un barattolo di 400-500 semi che successivamente diedero vita agli Alberi della Luna.
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