Ricciardi custodisce un terribile segreto ereditato dalla madre, che chiama il Fatto: è in grado di percepire gli spiriti delle vittime di morte violenta (sia incidenti che omicidi) in un'immagine evanescente nei luoghi del decesso, che continuano a ripetere ossessivamente la frase che stavano dicendo o pensando nel momento della morte.
E anche in questo episodio la sua lugubre "dote" si manifesta: Ricciardi è perseguitato dalla visione del tenore assassinato che declama il verso di un'opera lirica... e ciò, senza nulla togliere al suo spirito d'osservazione, si rivelerà determinante ai fini della risoluzione del caso. Ora, va bene che è un'opera di fiction, ma anche alla sospensione dell'incredulità c'è un limite! ;-) Magari per chi crede nel paranormale questa trovata è un punto a favore, ma per me è l'esatto contrario. Non per questo intendo rinunciare a seguire anche i prossimi episodi, ma sinceramente mi è passata la voglia di dedicarmi ai libri: anche lì, ovviamente, Luigi Alfredo Ricciardi "vede i morti".
Tanto per fare un esempio non proprio a caso... il commissario Montalbano – di cui ho letto quasi tutti i libri (me ne sono rimasti due o tre in arretrato) e visto tutti gli episodi della fiction – i casi li risolve come qualunque poliziotto che si rispetti: indagando e ragionando.
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