Sui social mi capita con una certa frequenza di intercettare una questione a mio modo di vedere abbastanza irrilevante: la lamentela per il fatto che il tempo di cottura della pasta sulle confezioni è scritto troppo piccolo e difficile da trovare. Mah, sarà che io consumo quasi sempre pasta della stessa marca – De Cecco forever – e i tempi di cottura dei formati più comuni come penne, spaghetti e tortiglioni oramai me li ricordo a memoria (a proposito, io punto il timer, non assaggio. MAI), in caso contrario so dove si trovano sulla confezione... ma, ripeto, mi sembra una protesta piuttosto futile, giustificabile solo se si soffre di incipiente presbiopia! ;-) Ciononostante mi ha fatto sorridere questo post che mostra le confezioni delle marche più comuni ridisegnate in modo tale che il tempo di cottura sia impossibile da non notare a prima vista.
Pure la Findus si è accodata a questa tendenza social che a quanto pare è davvero sentita...
Personalmente aderirei con assai maggiore convinzione a un movimento contro le confezioni su cui vedi scritto «da consumare preferibilmente entro il – vedi lato», e poi devi rigirarle da tutte le parti per trovare la data di scadenza, a volte poco leggibile. Ma stampatela direttamente là sotto, no?! Mi hanno spiegato che questo avviene perché si stampa un lotto molto grande di confezioni tutte uguali e poi si sovrastampano le scadenze lotto per lotto per risparmiare sui costi... comunque il sistema andrebbe perfezionato, che diamine!
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