giovedì 30 aprile 2020

A tu per tu con te stesso

Un mesetto fa mi è capitato di guardare il video qua sotto, intitolato LA SOLITUDINE COME BENE DI LUSSO, nel quale la blogger e scrittrice umoristica – ma a quanto pare lei preferisce definirsi "intrattenitrice" – Arianna Porcelli Safonov espone alcune considerazioni a mio avviso piuttosto argute.



Il tono è volutamente provocatorio, soprattutto in alcuni punti che per alcuni potrebbero risultare a dir poco indisponenti... ma io mi ci sono riconosciuta un bel po' – anche se non del tutto, ehi! ;-) – e soprattutto ci ho visto un interessante spunto di riflessione su quanto possa essere difficile trovarsi da soli con sé stessi, soprattutto in questo periodo in cui, essendo venuta meno la solita routine, a molti questo accade più spesso del solito.
Ad essere onesti con sé stessi, bisognerà ammettere che siamo tutti più o meno fatti allo stesso modo. Ad esempio sotto l'aspetto delle cosiddette relazioni umane. Chi di noi ama la gente? Nessuno. Chi di noi non ama la gente non rendendosi conto di essere parte della gente? Nessuno. Ricordo, quando si poteva ancora uscire di casa, quanto fosse bello rientrare alla sera e poter dire «Stasera non voglio vedere un c***o di nessuno». Questa pandemia, oltre a tantissimi altri drammi senza dubbio molto più importanti, ha creato anche questo spaventoso effetto collaterale delle elemosine sociali: gente dura, intransigente, che tanto avevamo stimato, ora ce la ritroviamo piagnucolante sulle chatroom, sui party online, su WhatsApp, o peggio ancora sul terrazzo di casa, ad implorare un aperitivo, o qualsiasi altra cosa si avvicini anche in maniera molto scadente alla socialità. Il momento è epocale: finalmente, forse per la prima volta, riusciamo a comprendere gli anziani, quando vivono chiusi in casa. Questo processo di immedesimazione negli anziani non accadeva dai tempi della moda del ramen: un brodo, una minestra adatta a chi ha problemi di masticazione, con la sola differenza che c'è la salsa di soia e qualche altra p***anata tropicale. L'entusiasmo nei confronti delle videochat di gruppo dimostra quanto in realtà, pur disprezzando normalmente la presenza di altre persone, siamo disposte a sopportarle in certe circostanze, pur di non avere a che fare con noi stessi, pur di non dovercene restare più di qualche ora con quella persona c*******o che è la nostra. Una persona molto intransigente, la nostra, con la quale, anche se magari uno non se lo aspetterebbe, non abbiamo molta confidenza. Eppure ce la troviamo per casa nei momenti più improbabili. A volte abbiamo i deliri di onnipotenza, la sopravvalutiamo. Nella maggior parte dei casi, invece, la detestiamo, perché sappiamo che quella persona lì, la nostra, è responsabile della maggior parte dei nostri problemi. Ma soprattutto sappiamo che non è facile tenere occupata una persona del genere, e distrarla in questo delicato momento che stiamo attraversando. Un momento in cui uno si trova in casa, appunto, solo con la propria persona a dovere addirittura, per assurdo, pensare alla propria vita, traendone magari delle conclusioni che potrebbero essere disastrose. Come sarebbe bello se, anziché lanciarci in relazioni di sostegno, trovassimo una mediazione, una sorta di dialogo con noi stessi in questi giorni, in modo da trovarci pronti, quando sarà il momento, a ritrovarci ancora più asociali. Ma per fare questo bisognerebbe imparare a volersi bene, e io credo di non aver mai conosciuto una persona che sia ben fornita di amor proprio. Spesso ci vogliamo male anche senza accorgercene. Ci diciamo e ripetiamo delle frasi che diventano come dei mantra, delle frasi che dovrebbero dimostrarci amor proprio, e invece no. Personalmente, ad esempio, mi ripeto sempre la stessa frase: «Rilassati, rilassati...». Cosa c'è di peggio, per una persona ansiosa, sentirsi ripetere da sé stessa «Rilassati»? Eppure non posso prescindere: trattarsi male è nei nostri geni, evidentemente. Quindi è inutile continuare a leggere quei libri zen in cui scrivono «Dobbiamo volerci bene». È inutile, noi non lo faremo, non abbiamo tempo: abbiamo altro a cui pensare in questo periodo, tipo... tipo...?

mercoledì 29 aprile 2020

Gli animali alla conquista del mondo

La conclusione del video pubblicato ieri dalla coppia de Il Matricomio...


... mi ha dato l'ispirazione per condividere altri spunti sugli animali ai tempi del coronavirus: quest'altro video...



... e una piccola rassegna di immagini a tema.
Gatti insofferenti per la presenza insolitamente assidua degli umani in casa...




... mamma anatra con anatroccoli al seguito a passeggio per Torino...


... e per Forlì...


... e per finire, la "rivalsa" di un cane!

martedì 28 aprile 2020

Ricongiungersi coi congiunti

L'altroieri Giuseppe Conte ha annunciato che a partire dal 4 maggio gli spostamenti finora consentiti soltanto nel proprio comune di residenza verranno ampliati all'intera regione, ma per potersi muovere bisognerà comunque rientrare in quattro motivazioni: «comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità o per motivi di salute» e – novità rispetto alla fase 1 – «si considerano necessari gli spostamenti per incontrare congiunti». Immediatamente sui social è scoppiata la polemica: state dicendo che mi è consentito far visita alla prozia che non vedo da vent'anni – e ci sarà un perché – ma non posso andare a trovare il fidanzato/la fidanzata solo perché il nostro rapporto non è legalmente riconosciuto?! Ben presto dal governo è arrivato un chiarimento sul termine "congiunti": «Sono persone con le quali si intrattengono rapporti affettivi stabili, anche se non formalizzati sul piano giuridico». Siccome l'ottimismo non è il mio forte, mi aspetto che molti finiranno per approfittare di cotanta "manica larga", essendo impensabile pretendere che chiunque verrà fermato dalle forze dell'ordine dimostri di essere in viaggio per far visita a un "congiunto", e andranno in giro a farsi gli affari propri in barba al DPCM. C'è solo da sperare che di lì a un paio di settimane non ci ritroveremo punto e daccapo dal punto di vista dei contagi... :-(
Quest'oggi riesumo dal mio archivio alcuni link che mi ricordano il periodo in cui ero fidanzata a distanza con un uomo conosciuto online [vabbè, la storia è molto più bella e appassionante di quanto potrebbe sembrare da questa estrema sintesi, ma stasera non mi va di raccontarla, magari in futuro... o forse anche no ;-)]. Ci vedevamo all'incirca un fine settimana ogni tre, una volta "laggiù" da me e l'altra "quassù" da lui, finché dopo un paio d'anni di questa estenuante tiritera non presi la decisione di traslocare la mia vita e il mio futuro in queste nordiche lande. :-)

lunedì 27 aprile 2020

Non devo aver paura


Ho aperto il post di oggi con una citazione condivisa un mesetto fa dalla mia "facciamica" Vera...
Non devo aver paura.
La paura uccide la mente.
La paura è la piccola morte che porta alla distruzione totale.
Affronterò la mia paura, permetterò che passi oltre e mi attraversi.
E quando sarà passata, seguirò il suo percorso con il mio occhio interiore.
Dove è andata la paura non ci sarà nulla, rimarrò soltanto io.
(Frank Herbert, litania contro la paura del Bene Gesserit, da Dune)
... e lo chiudo con un video pubblicato esattamente un mese fa dal rapper statunitense Prince Ea.


Ecco la traduzione del testo, giusto un pochinino retorico ;-) ma per questa volta ho deciso di chiudere un occhio!
Sei ancora spaventato? Dicono che questa cosa uccide il sistema immunitario, attacca i polmoni, rende difficile respirare e si sta diffondendo... divampa come un incendio, provocando il caos. I tuoi amici e la tua famiglia lo prenderanno, se non lo hanno già preso. È tragico, ti dico, folle. Gli scienziati dicono che gli anziani avranno la peggio, ma la maggior parte alla fine lo prenderà. E dicono che è una cosa nuova, ma no, no, no. Questo è in giro da secoli. Guarda la storia, è solo un nome diverso, una varietà diversa, e adesso non c'è modo di contenerlo. Colpisce i ricchi, i poveri, i giovani, i vecchi, quelli sconosciuti e quelli famosi. È pericoloso. Tutti sono al limite, chiusi nelle loro case, nervosamente, le frontiere sono chiuse, i paesi dichiarano lo stato di emergenza. I negozi di alimentari sono vuoti, nessuno prega in chiesa, il mondo è nella m***a. Non c'è da stupirsi che la carta igienica sia stata la prima cosa ad andare esaurita. Il mercato azionario è crollato, in migliaia hanno perso il lavoro, il disinfettante per le mani si vende a un milione di dollari a spruzzo. È meglio se non starnutisci perché nessuno ti dirà "Salute". Potrebbero perfino arrestarti. Non intendo stressarti, ma lavarti ossessivamente le mani in bagno non ti proteggerà.
Amico, non sto parlando del coronavirus. No, questo è un virus ancora più letale: il virus P. L'hai visto, si diffonde ogni minuto, come un'epidemia, sopravvive sulle superfici, più comunemente telecomandi, schermi TV, telefoni, rendendoti disperato. I medici dicono che ogni volta che ti pulisci le scarpe puoi rimanere contagiato. Invade il cervello, e quando muta si trasforma in odio e biasimo. La Cina non lo sapeva, l'Italia nemmeno, neppure l'Iran o la Spagna. Oh, non sono stato chiaro? Il virus P, signore e signori, è la PAURA. Ma non essere spaventato. Nonostante quello che ascolti o guardi sulla tua TV, ci sono buone notizie in mezzo a questa tragedia. Per combattere la solitudine le persone si esibiscono in concerti sui loro balconi. Gli Emirati Arabi Uniti hanno inviato aiuti all'Iran, il Giappone ha donato gratuitamente provviste alla Cina, su di esse c'era scritta una poesia che diceva "Siamo onde dello stesso mare". Ascoltami, come ogni tragedia possiamo lasciare che ci distrugga, oppure possiamo usarla a nostro vantaggio e ricucire i rapporti con le nostre sorelle e fratelli. Elimina gli sciocchi rancori, perché quando tutto quanto sarà stato detto e fatto tutto quello che avremo mai avuto in questo mondo sarà... l'un l'altro. Quindi appiattiamo la curva ed espandiamo i nostri cuori. Facciamo in modo che la distanza sociale rinforzi il ​​nostro sistema immunitario, sii consapevole di dove metti le mani, ma anche di dove poni la tua attenzione. Sii attento, non impaurito. Perché il virus P è una pandemia che si trasmette facilmente. Se lo contrai o mostri dei sintomi, ti consigliamo di chiamare immediatamente il numero di emergenza di un amico con la testa sulle spalle. Se sei esposto attraverso la tua TV, cambia quel dannato canale, decontàminati attraverso la danza, le risate e la meditazione. Il 2020 è malato da Kobe 24 a COVID-19. Facciamo uso di questi tragici momenti per renderci finalmente conto di ciò che è importante in questo momento. Di' a qualcuno che tieni a lui. Sì, adesso digli che gli vuoi bene. Se non è nella stessa stanza, chiamalo e digli che per lui ci sarai sempre, perché è solamente insieme che ci risolleveremo. L'unico vaccino per questo virus P e per qualsiasi altro virus è l'AMORE.
P.S.: Come mai ho voluto dedicare il post di oggi alla paura? Perché alle soglie della fase 2 il COVID-19 mi fa ancora tanta paura. Un'emozione che nel mio cuore si scontra con il desiderio di tornare al più presto alla vita di sempre.

domenica 26 aprile 2020

Tutti sotto lo stesso cielo

Poiché sento che in questo periodo c'è bisogno più che mai di cose belle, ti propongo l'Astronomy Picture of the Day pubblicata l'altroieri con il titolo Around the World at Night (attorno al mondo di notte). In realtà si tratta di un video realizzato da Jeff Dai (TWAN, acronimo di The World At Night) con musica di Peter Jeremias.


Ed ecco la traduzione della relativa spiegazione.
Guarda questo video. In appena un minuto o giù di lì potrai esplorare i cieli notturni in tutto il pianeta Terra attraverso una raccolta di straordinarie sequenze in timelapse. La presentazione ti porterà in località negli Stati Uniti, in Germania, in Russia, in Iran, in Nepal, in Thailandia, in Laos e in Cina. [Per la prossima edizione vi invito a tenere presente pure Campo Imperatore che ha il suo bel perché, NdC] Potresti perfino ammirare la vista da una piccola isola nell'Oceano Pacifico sud-orientale. Ma ricorda che mentre sei a casa stasera, il cielo notturno verrà da te. Guarda in alto e celebra la notte durante la settimana internazionale del cielo buio.

Ironia della sorte, qua in Brianza stasera il cielo è abbastanza coperto... ma anche se l'International Dark Sky Week si conclude ufficialmente oggi, nulla ci vieta di rifarci (gli occhi) nei prossimi giorni. Del resto, se è vero che il lockdown ha determinato una riduzione dell'inquinamento luminoso, il lato positivo di questa situazione è che le condizioni per osservare il cielo notturno sono ottimali.

sabato 25 aprile 2020

Il mondo visto dallo spazio

Di recente ho guardato il video che mostra l'intervento di Paolo Nespoli, ingegnere, militare ma soprattutto (ex) astronauta, al primo TEDxBrianza, tenutosi il 15 febbraio scorso a Verano Brianza, dove Nespoli è cresciuto. Peraltro Verano non è poi così distante da casa mia; mi mangio le mani per essermi persa l'evento... oltretutto all'epoca si poteva ancora circolare liberamente! :-/


Il video merita senz'altro, anche perché @astro_paolo ha presentato molte splendide immagini del nostro pianeta – alcune delle quali sono tratte da quest'altro video – scattate da un punto di vista a dir poco privilegiato. Ma qui di seguito voglio riportare alcune parti del suo discorso che reputo particolarmente significative.
Stazione Spaziale Internazionale, una casa-laboratorio che gira attorno alla Terra a 28mila chilometri all'ora. Andiamo lassù perché troviamo lassù delle cose che non ci sono qui sulla Terra, e paradossalmente possiamo cercare e scoprire cose che poi ci aiutano nella vita di tutti i giorni. È un posto isolato, confinato, non è facile arrivarci, bisogna prendere un razzo. Non è che ci sono poi così dietro l'angolo. È un po' come avere una mini-bomba atomica di sotto che quando si accende ti spara verso l'alto. Non ci vuole moltissimo ad arrivare ai 400 chilometri di quota della Stazione Spaziale Internazionale, diciamo otto minuti e mezzo, è come Milano-Roma in otto minuti e mezzo, più o meno. Dopodiché ti avvicini alla Stazione Spaziale e finalmente, se va tutto bene, e di solito va, entri a far parte di questo nucleo di extraterrestri... perché ci credo agli extraterrestri, eravamo noi! Questi extraterrestri che sono lì a, sostanzialmente, vivere e lavorare in questa casa-laboratorio. E qui cominciano subito i problemi, perché sostanzialmente tu ti sei addestrato per anni e anni, anche dieci anni, e arrivi su e non capisci più niente. Scherzando, si dice che il tuo quoziente d'intelligenza, quando arrivi in orbita, si divide per tre. Perché sostanzialmente il tuo cervello è impegnato a capire che cosa sta succedendo. Tu ti sei addestrato, conosci esattamente tutto quello che c'è qua attorno, ma non hai previsto il fatto che non senti più la forza di gravità. E quindi quando arrivi e cerchi di mantenere i piedi verso il pavimento, quello dove c'è scritto deck, scopri che non c'è. C'è scritto deck, ma non è il pavimento. Qual è che è giusto? È lui? Sono io? Son quegli altri laggiù in fondo? Boh! E questo è un po' quello che succede quando siamo qua sulla Terra, lo abbiamo sentito anche prima, la vita è un continuo cambiamento. Quando noi impariamo a fare qualcosa, e lo facciamo bene e non facciamo nient'altro, ci siamo messi sulla via dell'autodistruzione. Perché se la vita cambia, le cose cambiano, quello che ti sta attorno cambia e tu non cambi, perderai il lavoro e non andrai avanti. Quindi qui hai una scelta: o diventi un extraterrestre e cerchi di capire che cos'è, o stai lì a farti mancare quelle cose che non troverai mai. È inutile che ti metti a piangere che non c'è la forza di gravità: «Rivoglio la forza di gravità! Sto mangiando le cose e mi vola via tutto! Non trovo più niente, li cerco per terra e non sono lì!». Ecco, è inutile che fai queste cose. Questo è quello che facciamo normalmente nella vita, non cerchiamo di cambiare, questa inerzia che abbiamo a questo cambiamento che poi di fatto è cercare di capire come fare a ottenere dei risultati in questa nuova situazione. Non è semplice, è difficile, quando non sai cosa fare, guardare avanti, esplorare e fare; ma è quello che dobbiamo fare. Quindi, quando capisci che non è necessario tenere i piedi verso la Terra, tenersi con le mani lì per cercare di stare veramente... lascia andare tutto, non trovi più niente e fai come Scott che era lì da tre mesi che è già diventato extraterrestre, lì, bello pacifico, tranquillo, lassù sembrava un vampiro quando l'ho guardato. Io voglio dormire qua, perché lì si dorme meglio, quando di fatto ho capito che era esattamente la stessa cosa. E quindi questo cambiamento, questa inerzia... è una cosa che dovremmo fare, cambiare la prospettiva. Invece di continuare a guardare quello che ci manca, guardare a quello che c'è, ma che non scopriremo mai se non ci lavoreremo. [...]
E questo è quello che ti permette di fare, guardare la Terra dalla Stazione, di vedere le cose tirandoti indietro e abbracciare una visione più completa. E dico sempre, guardare la Terra da quaggiù è come pretendere di vedere un ritratto mettendo il naso appoggiato alla tela. Vedo qualche dettaglio, ma non vedo questo ritratto. [...]
Ma noi non ci rendiamo conto di come la natura non è esattamente come la pensiamo noi. Questa è una serie di fiumi in Argentina, a sud di Buenos Aires, Ed è interessante come, tutte le volte che ci passi sopra, cambiano, sono diversi. Perché i fiumi cercano di andare dove c'è meno resistenza. Questo è l'Orinoco in Sudamerica, guardate questa foto dove si vede sostanzialmente quante volte questo fiume ha cambiato il suo corso nel corso degli anni. Ma noi pensiamo che i fiumi siano delle strutture che sono ferme, ma non è vero per niente, questi si muovono. Se li dovessimo guardare, noi coi nostri occhi da terrestri, che dieci anni ci sembrano tanti, mille chilometri ci sembrano tanti, se li guardassimo con gli occhi dell'extraterrestre, vedremmo che i fiumi sono delle cose vive, che si muovono in continuazione. Questo è il Grand Canyon, che ha scavato addirittura delle valli profonde due chilometri. Ha portato via tutto quello che c'era lì dentro, e l'ha portato da un'altra parte. Questo è il Mississippi, che nel 2011 ha deciso di straripare e ha mandato sott'acqua tutta una serie di città. E uno dice «Ah, no, il Mississippi straripa, ma come». Ma questo è quello che fanno i fiumi quando si bloccano da qualche parte, risalgono dall'altra. E dove costruiamo noi le città? Vicino ai fiumi, perché è molto più semplice: ci serve, l'acqua. Ma non ci rendiamo conto che poi i fiumi vanno fuori. [...]
E poi guardi qualcosa che abbiamo cominciato a costruire dragando tutte le sabbie e le barriere coralline perché non ci basta, abbiamo le città piene, quindi costruiamo qualcosa fuori. E non ci rendiamo conto che stiamo cambiando totalmente la natura qua attorno. Questa è Venezia. Venezia ogni tanto va sott'acqua. Non so se è stata una bella idea, costruire una città lì, ma insomma, dovremmo anche capire che Venezia è bellissima, c'ero meno di una settimana fa, però, insomma, è un po' problematica, la situazione. Questo è il Vesuvio visto dallo spazio, ed è interessante come vedi tutta una serie di abitazioni lì attorno; se fai una foto di notte, vedi dov'è esattamente il Vesuvio. Attorno ci sono un milione di persone. Se quello scoppia, come ha fatto un po' di tempo fa, qui c'è qualche problema, dovremmo stare attenti. L'Italia, super-luminosissima, sembra che abbiamo elettricità gratis, ce la danno gratis. Guardate un po' il resto dell'Europa, quasi scura. E poi arriva Milano, arriviamo noi che bruciamo energia senza nessun problema. Eccola qua Milano, vista dall'alto tra l'altro. L'Italia è molto, molto bella. Come ripeto, è un Paese incredibile visto da lassù. Dovremmo stare attenti, però, alle risorse che abbiamo. [...]
Vi dicevo che quando sei lontano non vedi più i dettagli, ma vedi qualcosa d'insieme, che è estremamente importante. Uno guarda e vede qualche terra, qualcosa, ma di fatto quello che succede è che noi siamo qua sotto, nelle nostre case, nei nostri giardini e nelle nostre città, e non ci rendiamo conto che siamo qua sotto e abbiamo sopra di noi un muro, un confine, che è questo. Quando il sole se ne va e resta acceso per qualche minuto, è l'atmosfera. Quello è il nostro muro, che ci divide tra i nostri mini-confini, i nostri mini-giardinetti e il vuoto dell'universo. Se non ci fosse questo muro, non ci saremmo. Quindi dobbiamo stare attenti a quello che facciamo ai nostri giardinetti, e va bene; ma anche a quel muro, perché senza quel muro non ci saremmo. Grazie.
Dell'intera playlist che avevo visto "reclamizzata" su Facebook finora mi sono dedicata al solo Nespoli perché lo conoscevo già di fama, ma a questo punto mi sa che guarderò anche gli altri interventi. Del resto di tempo libero per il momento ne ho più del solito: è bizzarro come però mi manchi l'entusiasmo e la voglia di fare tutte quelle cose che prima del lockdown mi sarebbe tanto piaciuto fare "non appena ne avrò il tempo"!

venerdì 24 aprile 2020

function stayAtHome


Anche se oramai per lavoro ho a che fare prevalentemente con un ambiente di programmazione grafico, ossia LabVIEW, non dimentico i miei trascorsi informatici: prima il BASIC per Commodore 64, poi il Pascal, infine il C... tutti linguaggi di programmazione testuali. Il post di oggi, nel quale mostro una serie di immagini raccolte prevalentemente in pagine social ad alto tasso nerd geek, è dedicato proprio a loro. Il posto d'onore qui sopra l'ho riservato ad una funzioncina che descrive la vita del programmatore ai tempi del coronavirus: in parole povere, si sta a casa!
La ricetta del successo: prova e riprova dopo ogni fallimento, finché non ce la fai.


Manifestanti geek: finché c'è un regime da combattere, si continua a protestare.


Spesso i commenti risultano non meno significativi del codice stesso: ecco un esempio molto particolare!


Ecco un candidato ad un posto di lavoro che, ahilui, non ha capito proprio benissimo cosa intendesse il selezionatore con «Scrivere Hello World in C»...


La differenza tra il ciclo while e il ciclo do spiegata alla perfezione da Beep Beep e Willy il Coyote.


Come usare i linguaggi di programmazione per "costruire" i testi delle canzoni: Bohemian Rhapsody...


... e persino Alla fiera dell'Est.


I programmatori duri e puri, se gli si chiede di sbrigare una commissione senza badare a come ci si esprime, poiché prendono tutto alla lettera potrebbero fraintendere clamorosamente... ;-)



Concludo con due applicazioni del popolare Galaxy Brain o Expanding Brain Meme.



giovedì 23 aprile 2020

Quando le istituzioni danno i numeri

Dall'inizio dell'emergenza coronavirus è diventata una consuetudine trovarsi a guardare i grafici più disparati: l'andamento del numero dei contagi, dei ricoverati in ospedale/in terapia intensiva, delle vittime, dei guariti, la famosa crescita esponenziale...


E Flatten the curve è diventato l'imperativo di questa pandemia.


Ma a quanto pare tutto questo non implica la diffusione di una maggior dimestichezza coi dati.
Stamattina mi sono imbattuta in questo post scritto dalla ricercatrice sarda Michela Didu, laureata in Data Science, allo scopo di criticare il report pubblicato dalla RAS - Regione Autonoma della Sardegna per presentare una serie di statistiche descrittive relative al COVID-19.
Michela, da data scientist qual è, non ha potuto fare a meno di stigmatizzare il grossolano errore commesso nel disegnare il grafico mostrato qui sotto (ma anche altri).
colui o coloro che hanno elaborato questo documento non hanno la minima idea di cosa siano i principi e le basi della statistica che sono necessari e imprescindibili per una qualsiasi analisi.
In statistica, per esempio, un grafico a torta è un cerchio diviso in settori che rappresentano ciascuno una proporzione del TUTTO.
Quindi, inserire il totale (1.300.500, come nell’esempio sotto) all’interno della torta in forma di fetta è ampiamente sbagliato in quanto il totale in sé è già il TUTTO, quindi la torta per intero, e non può essere quindi una fetta, ovvio no?
Il rischio è quello di trasmettere informazioni che sono sbagliate o fuorvianti, le quali vengono lette dai cittadini per poi trarre delle conclusioni sbagliate e trasmettere falsa informazione. Da qui, una reazione a catena che tutti conosciamo.
Ora, mi rendo perfettamente conto che in questo periodo ci sarebbero questioni ben più serie di cui discutere... ma questa non è una scusa per fare le cose alla carlona dando informazioni palesemente scorrette. Già di questi tempi avere dati affidabili è un'utopia; il fatto che sia il numero dei contagi sia quello delle vittime siano più o meno largamente sottostimati, soprattutto a causa dell'insufficiente numero di tamponi effettuati, è oramai una certezza. Se poi i dati disponibili vengono presentati senza applicare il necessario rigore – «tanto chi vuoi che se ne accorga», temo sia un pensiero abbastanza ricorrente ai piani alti – allora mi sento francamente presa in giro...
Per alleggerire un po' il tono, concludo con un paio di simpatici memi dedicati ai cosiddetti pie chart, ossia appunto i diagrammi a torta, e ai bar chart (ortogrammi).


mercoledì 22 aprile 2020

Passatempi per geek in quarantena

Quest'oggi traduco un articolo pubblicato da Tech Ordeal che descrive com'è stato realizzato un progettino deliziosamente geek che ho visto in funzione in un video su Facebook: This Arduino project could beat your high score in Chrome’s minigame (Questo progetto Arduino potrebbe battere il tuo punteggio più alto nel minigioco di Chrome).
Una persona ha usato il suo tempo in quarantena per creare un fantastico strumento Arduino per ottenere punteggi elevati nel famoso gioco del dinosauro di Chrome.
Majeed Ahmed Khan, un ingegnere kuwaitiano, attualmente a Karachi, in Pakistan, ha pubblicato il suo ultimo progetto su Facebook per mostrare un sensore su schermo che rilevava ostacoli nello scroller 2D.
Il minigioco, integrato nel browser di Google, può essere trovato in assenza di connessione a Internet ed è un semplice test di reazione nello schivare gli ostacoli. Man mano che avanzi il gioco aggiunge più ostacoli, a cominciare dai cactus, e prevede ostacoli via via più difficili da schivare.
Il sensore invia un trigger a un servomotore per far saltare il dinosauro permettendo un gameplay automatico.

Majeed ha dichiarato a Tech Ordeal: «Questo particolare progetto era solo un passatempo. Sto lavorando con un team di ingegneri nello sviluppo di un respiratore open source per questa pandemia. Ho ordinato un servomotore per un prototipo, ma mi è arrivato quest'affarino. Così, senza internet e in periodo di quarantena. Ho deciso di essere un po' creativo».
Majeed e il suo team sono professionisti di settori accademici e industriali che lavorano in collaborazione. Attualmente hanno cinque progetti selezionati per dei respiratori che dovrebbero costare circa 250-300 dollari USA.
A causa del lockdown, che limita la loro capacità di procurarsi l'hardware, e della disponibilità di tempo libero, Majeed ha deciso di armeggiare con un Arduino per tenersi impegnato.
Quando gli è stato chiesto se il dispositivo gli avesse permesso di ottenere punteggi degni di nota, egli ha risposto che il sensore attualmente funziona solo per i cactus, aggiungendo: «Il drago volante mi mette KO».
[Agevoliamo uno screenshot del mio impatto col primissimo drago volante incontrato]

Arduino è un microcontrollore open source progettato per funzionare su semplici task e progetti automatizzati. È ottimo per attività come questa, e per progetti creativi che richiedono ingressi e uscite ma non l'intero ambiente desktop di un Raspberry Pi.
A questo punto alla sottoscritta è venuta una gran voglia di impratichirsi con Arduino e Raspberry Pi: meglio tardi che mai, dal momento che in qualità di ingegnere elettronico – laureatasi prima che sia l'uno che l'altro progetto vedessero la luce, va detto a mia parziale discolpa – è abbastanza scandaloso che non ci abbia mai avuto a che fare...

martedì 21 aprile 2020

Fatti più in là

Quest'oggi ti propongo alcuni video e memi dedicati alla (spintanea) tendenza del momento: il social distancing, per noantri "distanziamento sociale".
Comincio con un video diffuso dal Dipartimento della Salute dell'Ohio che, usando delle semplicissime palline da ping pong e delle trappole per topi, spiega in maniera assai intuitiva perché sia fondamentale distanziarsi.


Il distanziamento sociale nei film di Wes Anderson.


Gli abitanti di talune regioni italiane hanno un'atavica attitudine a non dare confidenza, tenendosi quindi a una distanza persino eccessiva dal prossimo: che siano liguri...


... umbri (credits to Paolo Pettirossi che giustamente ci tiene a vedersene attribuita la paternità)...


... friulani...


... o torinesi...


... ma anch'io, pur non provenendo da nessuna di queste regioni, non scherzo mica! ;-)
Io sono anche nerd, e in quanto tale particolarmente incline a starmene per conto mio.





[Vabbè, quest'ultimo più che nerd è strunz ;-)]
Concludo con una piccola rassegna di immagini assortite a tema.
Il battesimo...


... il sesso...


... e le panchine ai tempi del coronavirus.


Una rivisitazione della celebre foto Lunch atop a Skyscraper.


Andrà tutto stretto!


Un tweet che richiama il mito greco di Orfeo e Euridice...


... e un altro che rende omaggio a romanzi e fiction in costume.


Per certa gente è davvero un sacrificio intollerabile trattenersi dal metterti addosso quelle manacce! ;-)


Lo zerbino del perfetto asociale: possono bussare solo coniugi, figli e rider che consegnano a domicilio!


Zingaretti avrebbe dovuto imitare Bersani...


Per finire, l'interpretazione più memorabile di Valeriona! :-)

lunedì 20 aprile 2020

Piuttosto che dirlo sbagliato...

Soprattutto da quando abito in Lombardia, persino durante le videocall di lavoro in queste settimane di smart working, mi capita di dover sentire spesso l'espressione piuttosto che usata con valore disgiuntivo... ma mi limito a scuotere il capo sconsolata – tanto nessuno può vedermi, dal momento che ho la webcam quasi sempre spenta ;-) – resistendo alla tentazione di atteggiarmi a maestrina. Come spiegato alla perfezione sul sito dell'Accademia della Crusca, «se quest'ennesima novità lessicale è da respingere fermamente non è soltanto perché essa è in contrasto con la tradizione grammaticale della nostra lingua e con la storia stessa del sintagma (a partire dalle premesse etimologiche); la ragione più seria sta nel fatto che un piuttosto che abusivamente equiparato a o può creare ambiguità sostanziali nella comunicazione, può insomma compromettere la funzione fondamentale del linguaggio». In parole povere, alla lunga nun ce se capisce più gnente! ;-)
Poiché la spiegazione della Crusca potrebbe risultare vagamente pedante, da circa un mese noi aspiranti grammarnazi abbiamo a disposizione un'"arma" assai più accattivante ed efficace: un video di CARTONI MORTI citato dalla stessa Accademia della Crusca sulla sua pagina Facebook. Facciamolo diventare virale! :-)


[A pensarci bene, di questi tempi l'aggettivo "virale" suona abbastanza inopportuno...]

domenica 19 aprile 2020

Basta pubblicità, almeno sull'androide!

Quando navigo con lo smartphone, non di rado incappo in annunci pubblicitari abbastanza invasivi, e a volte mi capita di farci tap sopra inavvertitamente, ritrovandomi su pagine che nun me ne pò frega' de meno. ;-) Per non parlare dei cosiddetti break ads, brevi video promozionali che bisogna guardare fino alla fine per poter proseguire nella navigazione; mi sono abituata a pensare che li abbiano chiamati così per quanto "rompono". ;-) Sarà anche vero che la pubblicità è l'anima del commercio... ma siccome già me la sorbisco ovunque, dalla televisione a Spotify, sono stata ben lieta di scoprire che esistessse un modo per sbarazzarmene almeno quando uso il cellulare. L'ho trovato grazie a questo post di AppuntiSparsi; a me è stata sufficiente la procedura più semplice – valida per chi ha almeno Android 9, per gli amici Pie – e la riporto qui di seguito, corredata da opportuni screenshot esplicativi. Il segreto è cambiare i DNS utilizzati da Android... e anche se magari ti sembrerà ostrogoto, ti assicuro che è facilissimo da fare! :-)
Per prima cosa devi aprire le Impostazioni, toccando l'ingranaggio che compare in basso a destra quando tiri giù la barra in alto (farlo mi viene talmente naturale che non saprei spiegarlo diversamente, puoi suggerirmi una formulazione migliore?).


Seleziona Rete e Internet...


... e in fondo troverai la voce Avanzate...


... che espanderai facendoci tap sopra...


... per poi selezionare DNS privato....


... dopodiché nella finestrella che si apre selezionerai Nome host del provider DNS privato. Digita dns.adguard.com nell'apposito campo, salva... e il gioco è fatto. D'ora in poi, al posto delle inserzioni pubblicitarie incluse nelle pagine che visiterai e nelle app che userai, dovresti vedere qualcosa di simile a questa mesta iconcina. Quasi quasi mi sento in colpa, guarda... ;-)


Qualora ciò non dovesse funzionare, il post summenzionato riporta anche dei metodi alternativi.