Il post di oggi prende spunto da un commento che mi è capitato di leggere su Facebook, e che mi ha suscitato una riflessione indubbiamente già sviscerata in precedenza da altri in maniera ben più approfondita. Avendo messo il "Mi piace" alla pagina Facebook di PescaraPost, magazine quotidiano online di Pescara, provincia e area metropolitana, stamattina mi sono trovata nella timeline questo post con il link all'articolo Il Ponte Flaiano diventa rosso: ecco perché [FOTO]. Uno dei tre commenti sotto al post ha scatenato in me un irrefrenabile facepalm: il tizio in questione ha infatti scritto «Rosso comunista bello schifo». Un po' come i tori che perdono il controllo quando vedono rosso – almeno secondo una diffusa leggenda metropolitana in realtà priva di fondamento – questo qua ha letto "rosso" e automaticamente nella sua testolina è scattata l'associazione con il comunismo, senza che si prendesse la briga di andare oltre il titolo, questo è evidente. Infatti, se avesse letto l'articolo, avrebbe appreso che il rosso non c'entrava niente con l'ideologia comunista (è vero che il Comune è amministrato dal PD... ma ti pare un partito di sinistra, quello? ;-) ). Il Ponte Flaiano, inaugurato a giugno di quest'anno, è stato illuminato di rosso come simbolo dell'adesione della città di Pescara alla Giornata Mondiale per la prevenzione e la lotta all'AIDS, che si celebra il primo giorno di dicembre di ogni anno; il nastro rosso tra le altre cose è appunto il simbolo della lotta all'AIDS. Si è trattato di un'iniziativa di sensibilizzazione davvero meritoria: anche se al giorno d'oggi l'AIDS non fa più paura come quando ero bambina e ne sentivo parlare come di una malattia in grado di condurre a morte certa nel giro di brevissimo tempo – la "peste del Duemila", lo chiamavano – e si può tenere sotto controllo mediante un trattamento farmacologico che garantisce una buona aspettativa e qualità di vita, è pur sempre vero che non esiste ancora una cura risolutiva, per questo è bene continuare a tenere alta la guardia.
Avrei voluto rispondere a quel commento a dir poco insulso per far notare al suo autore la madornale svista, ma ho preferito lasciar perdere. Limitandomi a constatare per l'ennesima volta quanta gente basi le proprie opinioni riguardo alle notizie viste online sul solo titolo dell'articolo (che peraltro non di rado ne riassume il contenuto in maniera fuorviante) o nel migliore dei casi senta il bisogno di dire la sua anche se non ha proprio nulla da dire. Fare clic sul link per leggere l'articolo? Naaah, troppa fatica... a meno che il titolo non sia concepito secondo le regole del clickbait: in quel caso resistere alla tentazione di cliccare è molto più difficile.
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