Il famigerato caso Weinstein ha esteso i suoi effetti in ogni dove, sollevando anche nel mondo dello spettacolo italiano un polverone di denunce di molestie sessuali rilasciate non alle autorità competenti come sarebbe giusto – del resto a norma di legge si hanno appena sei mesi di tempo per poterlo fare – bensì al tribunale mediatico capeggiato dal programma televisivo Le Iene.
Oggi in Italia a trovarsi più di tutti nell'occhio del ciclone è il regista Fausto Brizzi, che ha diretto commedie di grande successo, ma che a neppure cinquant'anni deve probabilmente considerare conclusa la sua carriera nel mondo del cinema, e forse anche il suo matrimonio. Sua moglie, l'attrice Claudia Zanella, ha scritto una lettera al Corriere per protestare contro la gogna mediatica che, oltre ad aver travolto il marito, sta coinvolgendo ingiustamente pure lei e la sua bambina: «Sono barricata in casa da 5 giorni e non posso nemmeno portare mia figlia di un anno e mezzo al parco, perché sotto al nostro portone ci sono giornalisti e paparazzi a qualsiasi ora del giorno e della notte». Per quanto riguarda le accuse rivolte al consorte – il quale ha negato di aver avuto rapporti "non consenzienti" (si dovrebbe dire "consensuali", vabbè) ma non di aver avuto rapporti extraconiugali – con molta dignità la donna ha dichiarato: «Se mio marito ha avuto rapporti con altre donne nel corso del nostro matrimonio, voglio parlarne da sola con lui, nel nostro privato, come è giusto che sia. Devo capire se come moglie mi ha mancato di rispetto. Sono madre di una meravigliosa figlia femmina, e devo esserle di esempio».
Fra le testimonianze raccolte contro il regista, sono rimasta colpita per un motivo particolare da quella di Clarissa Marchese, Miss Italia nel 2014 e "tronista" a Uomini e donne nel 2016. La ragazza ha raccontato di essere stata molestata a febbraio 2015 da Brizzi nel suo loft, dove lui l'aveva invitata con la scusa di darle lezioni di recitazione, ma all'improvviso le chiese insistentemente di spogliarsi. Non ci fu violenza, anche perché Clarissa ebbe la forza di sottrarsi, ma a suo dire il trauma fu tale da indurla ad accantonare il sogno di fare l'attrice. Non che la fanciulla, oggi ventitreenne, se la passi male, a quanto pare. Oggi vive a Miami col suo fidanzato – chissà cosa ne pensa, la sua «famiglia cattolica e devota alla Madonna di Fatima», del fatto che lei conviva al di fuori del sacro vincolo del matrimonio...? ;-) – e di lavoro fa l'influencer: «ha ottocentomila follower su Instagram, se indossa una maglietta o beve un tè, il web impazzisce per quel brand». Clarissa respinge l'accusa che dietro la sua tardiva denuncia si celi la voglia di farsi pubblicità: «Non ne ho bisogno. Ho un lavoro che mi piace, guadagno benissimo e vivo in America. Ho denunciato mettendoci la faccia perché ho ottocentomila follower, in gran parte ragazzine giovani che sognano il cinema, la tv, la moda. Ho pensato a loro. Il mio messaggio è: non vi piegate, io non l'ho fatto e ho avuto successo lo stesso».
La notizia mi ha sorpresa perché non sapevo che fare l'influencer fosse diventato un lavoro; credevo che i brand pagassero personaggi già famosi in un certo campo per sfoggiare i loro prodotti, non che una ragazza senza dubbio bella, ma con alle spalle una carriera pressoché insignificante, potesse orientare le scelte d'acquisto di così tanta gente. Personalmente, quando devo scegliere cosa comprare, sono più incline a basarmi sulle dritte di persone – che siano personaggi famosi oppure vicini di casa – nei cui confronti nutro parecchia stima, ma se una che oltre al fatto di essere stata benedetta dalla dea Afrodite non ha particolari meriti mi consiglia una certa marca di make-up oppure un beverone dimagrante non ci casco, perché tanto lo so che non mi farà mai e poi mai diventare come lei dal punto di vista estetico (da altri punti di vista mi vado bene così come sono, grazie). Comunque mi sa che il mondo gira in un altro modo...
P.S.: Poiché nella seconda parte di questo post mi sono concentrata su un aspetto tutto sommato secondario della vicenda, non vorrei aver dato l'impressione di essere quella che per, citare un proverbio cinese, quando il dito indica la luna guarda il dito. Semplicemente ho voluto soffermarmi su un aspetto secondo me bizzarro delle dinamiche di internet. Per quanto riguarda le molestie, preferisco aspettare che il polverone di cui sopra si sia depositato prima di esprimere un'opinione ragionata e articolata.
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