Nei giorni scorsi ho letto due opinioni discordanti riguardo al referendum.
- Enrico Mentana auspica una vittoria del sì, affinché possa aprirsi il dibattito sulla differenza, a suo parere non più giustificata, tra regioni ordinarie e regioni a statuto speciale: «condizioni storiche e convenienze politiche portarono la neonata repubblica italiana a concedere statuti speciali a valdostani, sudtirolesi, trentini, friulani, giuliani, sardi e siciliani. Ora tutto questo semplicemente non ha senso, e crea più sperequazioni di quante non ne sani».
- .mau., dopo aver fatto notare che il quesito referendario veneto è ben più stringato di quello lombardo e che in Lombardia a differenza del Veneto non è richiesto alcun quorum, osserva che non serve affatto che una Regione chieda il parere dei cittadini prima di intraprendere «le iniziative istituzionali necessarie per richiedere allo Stato l'attribuzione di ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia», come peraltro previsto dal terzo comma dell'articolo 116 della Costituzione: «Ulteriori forme e condizioni particolari di autonomia [...] possono essere attribuite ad altre Regioni, con legge dello Stato, su iniziativa della Regione interessata, sentiti gli enti locali, nel rispetto dei principi di cui all'articolo 119. La legge è approvata dalle Camere a maggioranza assoluta dei componenti, sulla base di intesa fra lo Stato e la Regione interessata». E conclude annunciando la sua intenzione di andare a votare, e di votare no.
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