Quest'oggi mi occupo di due forme differenti di discriminazione e intolleranza, rivolte verso bersagli di diversa natura.
In questo momento a Milano è in corso un corteo a sostegno dei migranti guidato dal sindaco della città meneghina Beppe Sala, il quale ha pubblicato un post per sottolineare che il delinquente che l'altro giorno in Stazione Centrale ha accoltellato due uomini delle forze dell'ordine, pur essendo di origine nordafricana, è italiano a tutti gli effetti. E già che ci siamo, trovo assolutamente condivisibile anche il post di Pippo Civati sull'argomento.
Per replicare a coloro che sostengono che i migranti «sono già fin troppi, non possiamo accoglierne di più», condivido un'immagine abbastanza eloquente pubblicata sulla pagina I sentinelli di Milano.
Passiamo ora a un altro triste fenomeno di intolleranza, l'omofobia. Il 17 maggio scorso si è celebrata come ogni anno la Giornata internazionale contro l'omofobia, la bifobia e la transfobia. Ebbene, il giorno successivo a Pescara è avvenuto un episodio assai increscioso: dopo aver salutato il suo ragazzo con un bacio sul lungomare, un giovane volontario di Arcigay Chieti ha inforcato la bicicletta per tornare a casa, ma è stato seguito, ingiuriato e minacciato da due individui a bordo di un'auto. E, per quanto la cosa fortunatamente non abbia avuto conseguenze gravi, né le sue richieste di aiuto né le successive denunce hanno avuto alcun esito.
La senatrice Monica Cirinnà, alla quale dobbiamo la legge sulle unioni civili e che è particolarmente sensibile a questi temi, ha condiviso il post di un giovane che racconta ciò che ha dovuto subire fin da ragazzino a causa della sua "diversità".
Molta gente di vedute ristrette cerca di dissimulare la propria omofobia obiettando «Se quando sono in giro coi miei figli ci imbattiamo in una coppia di uomini o di donne che si baciano, come glielo spiego alle mie innocenti creature?». La vignetta qui sotto suggerisce il modo...
... e sono certa che i bambini, con la loro innata semplicità, non si faranno problemi ad accettare come del tutto normale – sì, normale – una realtà che per tante, troppe persone "grandi" è intollerabile.
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