Il film interpretato da Luca Medici, in arte Checco Zalone (in dialetto barese "che cozzalone" vuol dire "che tamarro"), e diretto dal fido Gennaro Nunziante non soltanto fa ridere, e parecchio, ma mette anche a nudo svariati costumi e malcostumi italici piccoli e grandi, dall'attaccamento al posto fisso nel pubblico impiego, retaggio della Prima Repubblica (ascolta il brano omonimo, spassosissimo!) personificata dal senatore Binetto (un Lino Banfi in partecipazione straordinaria), al "bamboccionismo" – così l'avrebbe chiamato la buonanima di Tommaso Padoa-Schioppa – fino alla fastidiosa abitudine di suonare il clacson un nanosecondo dopo che il semaforo è diventato verde: tutte cose che sono considerate a dir poco "strane" nell'evoluto ma gelido Nordeuropa, dove Checco, che aveva sempre lavorato a due passi da casa, accetta di trasferirsi per un periodo rifiutando i TFR sempre più generosi offertigli da un'altrettanto gelida dirigente pubblica (Sonia Bergamasco) pur di non rinunciare al posto fisso. Eppure a un certo punto, proprio mentre contempla una splendida aurora boreale – una meraviglia per la quale io mi trasferirei in Norvegia seduta stante :-) – Checco viene assalito da un'irresistibile nostalgia del Belpaese, e di tutti i suoi aspetti sia positivi che negativi... Ma allora il contatto con una cultura diversa non gli è servito per nulla a rivedere le sue priorità?! Lo scoprirai vedendo il film...
A questo punto copincollo un estratto dal blog di Lilli Mandara, una bravissima giornalista pescarese che ho cominciato a seguire da poco.
Questa quindi è una favola che fa davvero morire dal ridere, con battute geniali (quella di Mattarella che mangia le foche è divertentissima quanto irriverente e politicamente scorretta, ma questo è il bello), ma non è una favola sciocca, lo capirete dal finale.Cito anche Emiliano Rubbi:
Perché è ovvio che quello di Zalone sia cinema comico, di evasione.Sapevo che di Quo Vado? si era deciso di non diffondere un vero e proprio trailer, ma soltanto tre "spotti" a tema Papa, Farmacia e Psicologo (il mio preferito). E allora quello che ho trovato qui cos'è?
Come sono "di evasione" il 99.99% dei blockbuster hollywoodiani.
Ma Zalone, unico tra i fuoriusciti da Zelig, forse, ha talento da vendere.
E forse è l'unico, vero, prosecutore in circolazione della "commedia all'italiana", è un comico istintivo, una maschera come non se ne vedevano da tempo, uno destinato a restare, molto probabilmente.
Però succede che tanti italiani, oggi, finalmente vanno a vedere del cinema italiano, cinema fatto da uno bravo, uno che ha molte frecce al suo arco, uno che riesce a far ridere in maniera originale e personale, e leggo gente che si lamenta.
Allora viene da pensare che sia una posa, una presa di posizione stupida, un modo come un altro per cercare goffamente di farsi passare per "intellettuali" agli occhi dei propri contatti di Facebook.
Però dimenticano che, per farlo, più che pensare a demolire Zalone, dovrebbero imparare il congiuntivo.
Se proprio devo dirla tutta, l'aspetto che ho trovato vagamente sconcertante di questo film è la distribuzione davvero senza precedenti, premessa di un clamoroso record di incassi (ma se non altro la promozione non è stata infilata a forza nei contesti più impensati come è avvenuto per Star Wars). Al Multiplex Arca il film viene tuttora proiettato in cinque sale su dodici, per un totale di ben ventitré spettacoli giornalieri. E presumo che l'altroieri abbia fatto registrare il tutto esaurito: arrivata alla cassa dopo una mezz'ora buona di coda, i primi posti che ho trovato erano per la proiezione che sarebbe cominciata un'ora dopo, e per giunta proprio sotto lo schermo. Adesso so perché nessuno vuole mai sedercisi, in prima fila al cinema: è stata una roba faticosissima per i miei poveri occhietti "cecati"!
P.S.: Il titolo in latino maccheronico Quo Vado? mi ha suscitato la curiosità di conoscere il significato di Quo vadis?, il titolo del kolossal del 1951.
Il titolo, in latino, significa "Dove vai?", e si riferisce all'incontro tra san Pietro e Gesù Cristo sulla via Appia. Secondo gli Atti di Pietro, Pietro, in fuga dalle persecuzioni di Nerone ebbe una visione di Cristo, al quale chiese: "Domine, quo vadis?" ("Signore, dove vai?"). Gesù rispose a lui, "Eo Romam, iterum crucifigi" ("Vado a Roma, per essere crocifisso una seconda volta"). Pietro capì che questo significava che lui stesso doveva tornare a Roma e non sottrarsi alla sua sorte, che era quella di morire come il suo maestro. Pietro, infatti, tornò a Roma e morì crocifisso, ai piedi del Colle Vaticano, dove oggi si trova la Basilica di San Pietro.
(da Wikipedia)
Questo è come la penso io http://lemilleeunablogger.it/index.php/recensioni/15-recensione-quo-vado-2016
RispondiEliminavisto ...sempre simpatico zalone
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