Per un genitore deve essere uno strazio inimmaginabile salutare il figlio adolescente in partenza per l'agognata gita scolastica, e non vederselo tornare mai più a casa perché è rimasto vittima di un misterioso incidente; eppure quest'anno è accaduto per ben due volte, entrambe nella zona di Milano in occasione di una visita all'Expo (non che questo significhi qualcosa, sia chiaro). A maggio è stato Domenico Maurantonio, un diciannovenne di Padova, a cadere dalla finestra dell'albergo in cui alloggiava, e ieri la stessa identica cosa è successa a Elia Barbetti, diciassettenne di Cecina. In entrambi i casi sarebbe implicato il consumo di alcol e droghe leggere. Sia a maggio sia adesso, nelle discussioni sorte sui social in calce alla notizia, ho notato due fazioni contrapposte: da una parte chi sostiene che i giovani d'oggi siano ben più scapestrati rispetto a un tempo, dall'altra chi li difende affermando cose del tipo «Chi non ha fatto qualche cavolata da adolescente?».
Alla domanda pseudo-retorica di questi ultimi vorrei rispondere: beh, io... e forse è stata proprio quella, la mia "cavolata". Non rimpiango di certo di non essermi mai fatta una canna – la mia idea di divertimento non prevede l'assunzione di sostanze che alterino la percezione – ma forse sarebbe stato giusto che mi concedessi qualche piccola trasgressione in più. Nulla di trascendentale, sia chiaro: semplicemente chiudere i libri un po' prima per trascorrere più tempo in compagnia dei miei coetanei. Sigh! Perfino alla gita del quinto liceo a Berlino rinunciai, perché preferii partecipare alle Olimpiadi della Matematica che si tenevano negli stessi giorni... e non mi sono neanche classificata un granché bene. Chi mi ridarà indietro quegli anni, non soltanto quelli dell'adolescenza ma pure quelli dell'università?! :'-(
[L'immagine che apre il post è tratta da Dagospia]
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