sabato 5 settembre 2015

Schiavi della tecnologia?

L'altro giorno su Facebook ho adocchiato un'immagine con una scritta che diceva più o meno: «Condividi se rinunceresti a internet, cellulare e telefono per cinque anni in cambio di centomila euro». Facile rispondere di sì quando è pressoché impossibile che qualcuno ti faccia un'offerta simile... ;-) ma onestamente no, non credo che me la sentirei di accettare. Se fino a non molto tempo fa quegli strumenti mi erano d'aiuto più che altro per impegnare il mio tempo libero – mai stata una grande "telefonatrice" – adesso ne ho davvero bisogno per comunicare a distanza... e insomma, toglietemi tutto, ma non il mio Skype e Messenger! <3
Oggi mi sono imbattuta per caso in due spunti diversi che alludono alla moderna tendenza ad essere prigionieri delle tecnologie: un'illustrazione di Bansky (se c'entra l'artista inglese, dovrebbe trattarsi quantomeno di una pagina non ufficiale, dal momento che lui si fa chiamare Banksy) accompagnata dalla didascalia "Modern Prison", prigione moderna...


... e un'immagine tratta da Spirit Science.


«Finalmente ho capito. Le persone sono prigioniere dei loro telefonini, è per questo che si chiamano telefoni cellulari».
(Il gioco di parole va a farsi benedire nella traduzione in italiano, dal momento che in inglese cell significa cella sia nel senso della stanza di una prigione dove vengono rinchiusi i carcerati, sia nel senso di elemento territoriale di una rete di telefonia mobile, da cui il termine telefonia cellulare; in italiano d'altronde il cellulare è pure il furgone adibito al trasporto dei detenuti, in effetti)
Già, noi ci illudiamo di essere padroni della tecnologia, ma in realtà è lei che ci comanda a bacchetta, come suggerisce questa vignetta di Manu Cornet che mi pare di aver già condiviso da qualche parte...

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