Non accennano a placarsi le polemiche – ho sempre sognato di scrivere questa espressione ;-) – riguardo alla sontuosa cerimonia andata in scena – è proprio il caso di dirlo – per rendere l'estremo saluto a Vittorio Casamonica, esponente dell'omonimo clan malavitoso. Il funerale ha avuto luogo ieri a Roma, come sottolineato da Roberto Saviano nella stessa chiesa che aveva negato le esequie religiose a Piergiorgio Welby, il cui imperdonabile crimine era stato quello di aver voluto porre fine a una vita di indicibili sofferenze. E a me son tornate in mente, attuali come non mai, le parole dell'attore Andrea Rivera che suscitarono tanto clamore anni fa: «Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, per Franco e per uno della banda della Magliana. È giusto così, assieme a Gesù Cristo non c'erano due malati di Sla, ma c'erano due ladroni».
Il sindaco di Roma Ignazio Marino ha espresso la sua indignazione in un tweet: «Ho chiamato il Prefetto perché siano accertati i fatti. È intollerabile che i funerali siano strumenti dei vivi per inviare messaggi mafiosi». E dall'interno dell'ambiente ecclesiastico è arrivata una presa di posizione analoga, quella di don Luigi Ciotti, fondatore dell'associazione contro le mafie Libera. A questo punto ci vorrebbe proprio un tweet da papa Francesco in persona, che della Chiesa cattolica è il capo oltre a essere vescovo di Roma, ma è da stamattina che faccio refresh del suo profilo Twitter – c'è anche in latino, e la cosa non dovrebbe sorprendermi – senza successo! ;-)
Un'altra vicenda recente che sta facendo molto discutere è quella di Martina Levato, condannata in primo grado per aggressione con l'acido, il cui bimbo appena nato le è stato portato via subito dopo il parto e forse verrà dato in adozione; sul mio tumblr ho condiviso alcuni punti di vista in proposito che valgono come spunti di riflessione su una vicenda riguardo alla quale trovo assai arduo prendere una posizione netta. Anche in questa circostanza c'è chi ha parlato di ingiustizia ponendo il suo caso a confronto con quello di Annamaria Franzoni, la quale, dopo sei anni in carcere, finirà di scontare la pena ai domiciliari; e in effetti suona un po' strano che possa ricongiungersi ai suoi figli una donna condannata per aver ucciso non una persona estranea alla sua famiglia, bensì il sangue del suo sangue, il figlioletto di tre anni Samuele. Ma con fior di periti che si sono espressi al riguardo, la sottoscritta preferisce evitare di giocare alla criminologa da bar...
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