Oggi pomeriggio ho visto al cinema il nuovissimo remake di Cenerentola con attori in carne ed ossa (qui il trailer), e mi andava di condividere una manciata di considerazioni sparse al riguardo. Sulla trama farò a meno di soffermarmi, ma non certo perché io intenda evitare il rischio di spoiler, dal momento che la storia dovrebbero conoscerla più o meno tutti, o per aver letto o essersi fatti leggere da bambini la fiaba di Charles Perrault – a sua volta basata su una precedente trascrizione di Giambattista Basile di un'antica fiaba giuglianese, non so se mi spiego! :-O – oppure per aver visto il film d'animazione del lontano 1950, anch'esso targato Disney.
La domanda sorge spontanea: c'era proprio bisogno di questo remake? Devo ammettere che ero un tantino scettica al riguardo... ma dopo aver assistito allo scambio di battute tra il principe (Richard Madden) e la protagonista (Lily James) mentre quest'ultima si apprestava ad infilare la propria sottodimensionata estremità inferiore nella scarpina di cristallo, l'emozione che ho provato in quel frangente mi induce ad affermare che sì, il film vale il prezzo del biglietto! :-)
Fra le tante battute degne di nota mi piace riportarne una a proposito della caccia: «Solo perché è così che si fa, non vuol dire che lo si debba fare!» (non ricordando esattamente la versione italiana, ho ritradotto l'originale «Just because it's what's done doesn't mean it's what should be done!»).
Un paio di osservazioni di natura estetica. Ebbene sì, la protagonista è tinta, come sospettavo: nessuna bionda naturale può avere delle sopracciglia così scure... o no? E sospetto che sia stata usata la computer-grafica per assottigliarle la figura, perché un simile vitino da vespa è umanamente impossibile! [Ok, questa è tutta invidia... ;-)]
Da un regista dello spessore di Kenneth Branagh mi sarei aspettata un maggiore approfondimento psicologico, e invece i personaggi sono "tagliati con l'accetta" in maniera fin troppo fedele all'originale: le sorellastre Genoveffa (nella versione originale, Drisella) e Anastasia (in originale... Anastasia) cretine senza rimedio, la matrigna Lady Tremaine – impersonata da una Cate Blanchett grandiosa oltre che bellissima... peccato che fosse un pochino troppo âgée per il ruolo principale – perfida fino al midollo, per giunta senza alcuna ragione evidente che non fosse la gelosia per il secondo marito ancora legatissimo alla prima moglie defunta, oltre che alla figlia Ella, soprannominata appunto Cenerentola dalle sorellastre. Quest'ultima è l'apoteosi della bontà d'animo, e nonostante le avversità fa di tutto per tener fede alla promessa fatta alla madre morente: avere coraggio ed essere gentile. La sottoscritta, modestia a parte, reputa la gentilezza – il coraggio proprio no – una delle proprie doti più spiccate, per non parlare della tendenza a sopportare di tutto in silenzio... ma credo che, dinanzi a torti colossali come quelli subiti da Ella, un paio di vaff***ulo me li sarei lasciati scappare persino io, altro che «Ti perdono»! ;-)
Qualche "licenza poetica" gli sceneggiatori se la sono concessa: particolarmente azzeccata mi è sembrata la messa in scena del primo incontro della fiabesca coppia. Anche se non credo al colpo di fulmine, l'ho trovata di un romanticismo davvero incantevole! :-)
Costumi e scenografie – queste ultime curate dai nostro premio Oscar Dante Ferretti – lasciano senza fiato, mentre gli effetti speciali tutto sommato appaiono piuttosto discreti: abbondano soprattutto in corrispondenza dell'intervento della Fata Madrina (Helena Bonham Carter), che sta a significare che coraggio e gentilezza non possono far tutto! ;-) Ma la vera magia, almeno dal mio punto di vista, è stata vedere la corsa su tacchi di cristallo della protagonista, abituata a indossare tutto il tempo calzature molto simili alle ballerine... ;-)
Gli appassionati di animazioni al computer avranno di che rifarsi gli occhi guardando il cortometraggio che, come da tradizione disneyana, precede il film vero e proprio: Frozen Fever, sequel di Frozen – Il regno di ghiaccio.
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