Nel pomeriggio di martedì, che è il giorno della settimana in cui al Multiplex Arca di Spoltore si applica il prezzo unico di 4,50 € per tutti i film in 2D, sono andata a vedere La teoria del tutto (qui il trailer), l'adattamento cinematografico della biografia Verso l'infinito scritta da Jane Wilde, ex moglie del celebre fisico, astrofisico e cosmologo britannico Stephen Hawking. Ebbene, non mi era mai capitato di rimanere così impressionata dalla prestazione di un attore: Eddie Redmayne mi è sembrato strepitoso nel rendere l'evoluzione della malattia che avrebbe progressivamente condannato il protagonista all'immobilità. Recitava non soltanto con la mimica facciale e con lo sguardo straordinariamente limpido ed espressivo – ancora di più dopo che una tracheotomia privò il personaggio della possibilità di parlare, obbligandolo a comunicare per mezzo di ausili tecnologici sempre più sofisticati – ma proprio con tutto il corpo, mani e piedi compresi. Per valutare al meglio la sua interpretazione magari mi sarebbe utile visionarla in lingua originale... ma anche in versione doppiata, e pur non avendo visto le performance di nessun altro dei candidati all'Oscar 2015 come miglior attore protagonista – Steve Carell per Foxcatcher, Bradley Cooper per American Sniper, Benedict Cumberbatch per The Imitation Game (nei panni di un altro genio, Alan Turing... solo che io dovrei ancora vedere Enigma) e Michael Keaton per Birdman – non riesco a immaginare come Redmayne possa vedersi soffiare il 22 febbraio prossimo l'ambita statuetta; il Golden Globe per il miglior attore in un film drammatico se l'è già aggiudicato. A proposito, dei cinque film candidati all'Oscar come miglior film straniero ho visto solamente Storie pazzesche, e mi dispiace proprio che Il capitale umano sia stato escluso dal quintetto dei finalisti, perché meritava davvero. Molto più di quello che ha vinto l'anno scorso, secondo me... ;-)
La rilevanza scientifica di Stephen Hawking, il cui saggio divulgativo Dal big bang ai buchi neri langue da anni nella mia libreria in attesa che io trovi l'ispirazione giusta per affrontarlo, è indiscussa. Comunque, più che sulla sua brillante carriera accademica, e sull'aspirazione a trovare un'unica equazione che spieghi l'universo, il film si concentra sulle sue vicende personali: il continuo degenerare delle sue condizioni di salute e il rapporto con la moglie Jane (Felicity Jones), conosciuta a Cambridge poco prima che gli venisse diagnosticata la malattia del motoneurone. I medici negli anni '60 gli diedero un'aspettativa di vita di due anni... eppure siamo nel 2015, e Hawking è ancora vivo e dotato di un cervello in forma invidiabile! :-)
Quanto segue può essere considerato spoiler, perciò, se sei all'oscuro delle vicissitudini di Stephen Hawking, non hai ancora visto il film e intendi andare a vederlo prima o poi, ti sconsiglierei di proseguire nella lettura. In caso contrario sarà un piacere condividere con te alcune riflessioni... :-)
Per certi versi la trasformazione del rapporto tra Stephen e Jane col passare del tempo – ah, il tempo... il filo conduttore della trama, oltreché dell'attività di ricerca dello scienziato – può lasciare con l'amaro in bocca: se inizialmente la ragazza non aveva voluto ascoltare i consigli di chi la metteva in guardia nei confronti di una relazione così impegnativa, col passare degli anni si rese conto di non riuscire più a sostenere un tale onere, finché il marito non le fece capire che poteva sentirsi libera di ricambiare i teneri sentimenti di Jonathan, conosciuto quando aveva iniziato a frequentare il coro della chiesa – temibilissimo luogo di perdizione! ;-) – lei convinta credente accanto a un marito dichiaratamente ateo. Ma a differenza di ciò che in genere mi succede davanti a storie simili, in questo caso mi sono immedesimata a tal punto da non riuscire a biasimarla granché. E trovo apprezzabile che, sebbene Jane sia felicemente sposata con Jonathan ormai da tempo, lei e Stephen siano rimasti amici. Credo sia normale quando ci si è amati a lungo con tutto il cuore e si è condiviso così tanto, tra cui tre figli. Se invece una relazione si rivela basata su fondamenta inconsistenti, è altrettanto normale che alla fine non rimanga proprio niente da salvare...
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