martedì 17 giugno 2014
Quando il lato oscuro prende il sopravvento
È dolorosamente contrario alle leggi di natura il fatto che dei genitori possano sopravvivere ai propri figli. Se poi è proprio un padre a togliere la vita alle creature che egli stesso ha generato, in maniera atroce, fredda e con ogni probabilità premeditata a lungo, allora il dolore si trasforma in sgomento, rabbia, orrore. È chiaro che sto pensando – è così maledettamente difficile toglierselo dalla testa – al delitto di Motta Visconti. La mia mente non riesce a elaborare l'idea che un uomo dalla vita almeno in apparenza invidiabile, uno che tutti noi potremmo avere come vicino di casa e magari pensarne un gran bene, possa aver avuto il coraggio di far fuori la moglie (con la quale aveva appena avuto un ultimo rapporto sessuale) e i figlioletti rispettivamente di 5 anni e 20 mesi, poi lavarsi con cura, inscenare una rapina e andare al pub a vedere la partita della Nazionale come se niente fosse per crearsi un alibi. E tutto questo allo scopo di inseguire un'idea folle: quella che dopo essersi liberato dell'intera famiglia – un "semplice" divorzio non sarebbe bastato, perché «con il divorzio i figli restano»... brrr! :-( – avrebbe avuto via libera per conquistare il cuore della collega per la quale aveva letteralmente perso la testa. Anche se a quanto pare questa ragazza non ha proprio nulla da rimproverarsi, non vorrei proprio essere nei suoi panni e dover convivere per sempre con la consapevolezza di aver causato, anche se indirettamente e non certo intenzionalmente, una simile atrocità. A differenza di ciò che hanno fatto in tanti, per quanto questa vicenda mi abbia scossa io non invoco la pena di morte per l'assassino, questo mai... ma mi auguro davvero che la richiesta avanzata dal reo confesso colto da un bagliore di coscienza, quella di avere il massimo della pena per ciò che ha fatto, venga accontentata. Anche se nessun carcere sarà mai tanto duro quanto il rimorso con cui dovrà convivere ogni giorno quest'uomo, se davvero è tale. Sì, perché, anche se può sembrare inconcepibile, è pur sempre di un essere umano che si sta parlando... ed è per questo, per farmi un'idea sia pur vaga del contesto in cui ha avuto origine questo assurdo crimine, che mi sono lasciata convincere da una discussione nata su Facebook e ho visitato le bacheche dei due coniugi: trovarle è stato un gioco da ragazzi, conoscendo nome e cognome. No, non credo che farò mai più niente del genere, perché è stato sconvolgente: a turbarmi non è stata tanto la bacheca della vittima, una donna che non di rado condivideva su Facebook le sue vicissitudini di mamma (ma non le foto dei suoi bambini, e questa è una fortuna) e sprazzi del suo vissuto interiore, ma quella del carnefice. C'erano – e ci sono ancora, se qualcuno non provvederà a chiuderla – pochissimi post, ma uno di questi mi ha davvero straziato il cuore: il 25 agosto scorso l'uomo pubblicava la foto di una bella torta di compleanno con la scritta «tanti auguri alla mia piccola stellina che oggi compie 4 anni»... lo stesso uomo che neppure un anno dopo quella bambina, la sua bambina, l'avrebbe sgozzata nel sonno.
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