Ieri pomeriggio ho assistito allo spettacolo Non dovevamo parlar d'amore?, one-man show di Corrado Tedeschi organizzato da GeMA Ticket per una buona causa: il sostegno all'AGBE (Associazione Genitori Bambini Emopatici), ente costituitosi a Pescara nel 2000 per offrire assistenza socio-sanitaria ai piccoli pazienti oncoematologici dell'ospedale e alle loro famiglie.
Nel corso dello spettacolo, durato poco più di un'ora, a tratti Tedeschi (che è pur sempre un ottimo attore, sebbene i più probabilmente lo conoscano soltanto nelle vesti di conduttore televisivo) si dilungava in divagazioni semiserie sull'amore passando dalla sfera autobiografica a riflessioni di più ampio respiro, mentre in altri momenti scendeva tra il pubblico in cerca di spettatori da coinvolgere [e meno male che io non ero seduta troppo avanti... comunque, per palesare la mia indisponibilità, facevo ogni volta finta di guardare da tutt'altra parte! ;-)]. A queste scene il protagonista alternava momenti in cui recitava alcuni classici della poesia d'amore di tutti i tempi... ed è di questo che parlerò nel seguito.
Del sommo Dante Alighieri, Tedeschi ha declamato Tanto gentile e tanto onesta pare ed un frammento del celeberrimo Canto V dell'Inferno, quello che vede protagonisti Paolo e Francesca, il cui verso «Amor, ch'a nullo amato amar perdona» ha ispirato pure big della musica leggera contemporanea come Antonello Venditti, Jovanotti e Raf. C'è stato poi spazio per autori non di lingua italiana come William Butler Yeats (He wishes for the cloths of heaven), Jacques Prévert (Cet amour) e Edmond Rostand: per l'occasione ho (ri)scoperto che «un apostrofo rosa tra le parole "t'amo"» (in lingua originale «Un point rose qu'on met sur l'i du verbe aimer», un puntino rosa che si mette sulla i del verbo aimer, amare) non è che una delle definizioni di bacio elencate nel Cyrano de Bergerac, e neppure quella maggiormente degna di nota, a mio modesto avviso... e pazienza per la non troppo originale rima fleur/cœur! ;-) Riporto qui di seguito la traduzione dei versi che seguono quello sopra citato: «È un segreto che prende la bocca per orecchio, / un istante d'infinito che ronza come un'ape, / una comunione che sa di fiore, / un modo di respirarsi un po' il cuore / e di scambiarsi sulle labbra il sapore dell'anima!».
Ma la poesia che in un certo senso mi ha colpita di più, per quanto la conoscessi già, è stata quella di Stefano Benni: la più appassionata e romantica dichiarazione d'amore che si possa immaginare... fino al penultimo verso, perlomeno! ;-)
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