Siamo nel quattordicesimo secolo. Un uomo viene imprigionato dall'Inquisitore con l'accusa di eresia, per la quale è prevista la pena di morte. L'Inquisitore, però, è tutto sommato una persona per bene e corretta che non ama il proprio lavoro [NdG: uh, me lo immagino... un gran tenerone! ;-)], e offre al condannato la possibilità di dire un'ultima frase, la quale determinerà la pena: se ciò che dice è vero, verrà bruciato sul rogo, mentre se ciò che dice è falso verrà decapitato. Fatto sta che succede una cosa imprevista: la frase detta dal prigioniero vale per salvargli la vita e riguadagnare la libertà. Che cosa ha detto il condannato?
martedì 15 febbraio 2011
Ci vuole calma e sangue freddo...
Come ogni anno, mi predispongo alla "rituale" visione del Festival di Sanremo. Rimandando ad altra occasione la pubblicazione del post che avevo in cantiere per oggi e che non faccio in tempo a ultimare prima che si accendano le telecamere sul palco dell'Ariston (evvai con la spasmodica attesa del post misterioso! ;-)), quest'oggi me la cavo giocandomi la carta dell'enigma. Buon divertimento! :-)
Ci manchi, sul blog ;)
RispondiEliminaIl titolo fa riferimento alla spasmodica attesa del post misterioso o è un consiglio propedeutico alla visione del festival?
RispondiElimina@lambdasond: davvero? Sono lusingata! :-) Come ho scritto nel post di oggi, cercherò di partecipare più attivamente, anziché limitarmi a lurkare e a postare qualche commento ogni tanto.
RispondiElimina@poveromabello: a dire il vero il titolo intende far riferimento alle doti di cui il condannato deve dare prova per uscire sano e salvo da una situazione così delicata. Il fatto che sia anche il titolo di una canzone? Diciamo che non è casuale! ;-) Invece il nesso con la "spasmodica attesa del post misterioso" (che non è quello che ho appena pubblicato) non mi è passato neppure per l'anticamera del cervello... :-)
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