Tempo fa mi è capitato di leggere una riflessione che ho trovato piuttosto interessante: «Il linguaggio "politicamente corretto", diciamoci la verità, a volte suona poco credibile e forse anche un tantino ridicolo». Questa frase era tratta da una recensione del libro Handicappato e carogna, scritto assieme ad Alessandro Castriota dal giovane comico marchigiano David Anzalone, in arte Zanza, spastico dalla nascita. Uno al quale lo spirito non difetta di certo, dal momento che dichiara: «Addirittura ci chiamano DIVERSAMENTE ABILI! Che tu stai tutta la vita a chiederti: "ma a che cavolo sarò abile io?"», e «No no, io non solo non sono normale, ma proprio non ci tengo a esserlo!». Un'analoga autoironia si ritrova negli scambi di battute fra i ragazzi disabili che hanno girato il cortometraggio Il riscatto con la partecipazione dell'attore Alessio Boni, come riportato in questo articolo (immagino che il Gerry di cui si parla fosse il giovane non vedente che ha partecipato al Grande Fratello 9).
Restando in tema di political correctness... di recente ripassavo su Wikipedia il modello master/slave, espressione che denota un modello di comunicazione in cui un dispositivo o processo assume il controllo unidirezionale su uno o più altri dispositivi... e ho scoperto che i termini master (letteralmente, padrone) e slave (schiavo) sono considerati offensivi e discriminatori da alcuni, a tal punto che a novembre del 2003 la contea di Los Angeles ha inviato un e-mail ai suoi fornitori chiedendo loro di evitarne l'utilizzo. Molti nel campo dell'information technology hanno respinto (giustamente, a mio avviso) tali critiche come ridicole, osservando che la terminologia in questione riflette accuratamente ciò che accade all'interno del dispositivo, e che essa non va assolutamente intesa in riferimento allo schiavismo come purtroppo è esistito negli Stati Uniti e altrove.
Come dire: il rispetto è più una questione di sostanza che di forma!
Queste tue ultime considerazioni mi fanno venire in mente un tormentone ancora in voga dove lavoro. Una quindicina d'anni fa un nostro collega appassionato Unix nel spiegarci il funzionamento del NIS esordiva spesso con questa frase: <Allora, immagina che io sono il master e tu lo slave...> :)
RispondiEliminala questione del linguaggio, a volte, è drammatica.ciao, curiosona.fabry
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