Il grande inganno del dopo terremoto
Mai nella storia dei terremoti italiani avevamo assistito ad una ingiustizia tanto grande e ad un tale cumulo di menzogne che ha ricoperto L’Aquila più di quanto non abbiano fatto le macerie, come è accaduto in occasione del devastante terremoto che l’ha colpita e nel quale, nel giro di una trentina di secondi, tanta gente ha perso tutto, affetti, amicizie, casa, e molti anche il lavoro, per non parlare dei monumenti che rendevano unica la città.
Mai in tutta la storia della nostra Repubblica è stato negato ai cittadini il risarcimento integrale dei guasti dei terremoti, per la prima casa. Ma questa regola sempre rispettata (come, ad esempio, nel Friuli e in Umbria), non vale per l’Abruzzo. Da un primo esame del Decreto legge n. 39 saltano agli occhi queste particolarità: all’art. 3 non si parla di una cifra specifica, ma nella relazione tecnica allegata si indica la somma di €150.000,00 quale tetto massimo spettante ai singoli cittadini per la prima casa. Orbene, la cifra che sarà poi effettivamente riconosciuta a ciascuno degli aventi diritto, per un terzo dovrà essere coperta con un mutuo a tasso agevolato a carico del cittadino, e per un altro terzo dovrà essere anticipata, sempre dal cittadino, che potrà recuperarlo nell’arco di 22 anni non pagando le imposte, mentre lo stato interviene con denaro liquido solo per l’ultimo terzo.
Sennonché la caratteristica dell’Aquila e degli altri comuni colpiti è quella di centri storici di particolare valore, costituiti da un grandissimo numero di edifici antichi e pregevoli, 320 dei quali, di proprietà privata, sono sottoposti a vincolo da parte della Soprintendenza. Ci sono poi altri 800 edifici pubblici, qualificati di interesse storico, archeologico e artistico. Ora, come è possibile che un privato possa farsi carico della ricostruzione o del restauro di un edificio vincolato o semplicemente di pregio, accollandosi il 66% della spesa? Si comprende allora come il Decreto legge n. 39, se resterà nelle sue linee essenziali così come è stato concepito, costituirà l’atto di morte di una città e di tutti gli altri centri terremotati, che resteranno nei decenni avvenire cumuli di macerie e di edifici spettrali, cadenti e abbandonati.
Ma nel decreto n. 39 c’è anche di peggio: all’art. 3, comma 1 , lettera c, si dispone che se un immobile, gravato da un mutuo, è andato distrutto, la Società Fintecna, a richiesta del privato cittadino. si accollerà il mutuo nei limiti del contributo che al predetto è stato riconosciuto, ma diverrà proprietaria di quel che resta dell’immobile. Se però il mutuo supera il contributo riconosciuto, la conseguenza parrebbe essere, dall’esame della norma, che il cittadino dovrà continuare a pagare la parte residua del mutuo: insomma non avrà più la casa ma continuerà a pagare il mutuo. Il rischio è che la città vada per gran parte nelle mani della Fintecna. Ma se, come è facile prevedere, il cittadino non riesce, col contributo e con il mutuo a tasso agevolato, a coprire l’intera spesa per il restauro o la ricostruzione (rispettando, si spera, le norme antisismiche), dovrà contrarre un ulteriore mutuo, a tasso di mercato, con la banche. Insomma quello delineato dal decreto n. 39 è un meccanismo infernale che consegnerà una città nelle mani di banche, finanziarie e usurai.
L’ultima perla del decreto: dopo aver dichiarato la città “zona franca”, lo Stato non rinuncia a pretendere da quegli sventurati cittadini che si faranno carico della ricostruzione, il pagamento dell’IVA al 20% ( art. 3, comma 1°, lettera d). Ecco cosa miravano a coprire le tante “passerelle” e sceneggiate e come fosse interessata l’esaltazione della dignità degli abruzzesi, “forti e gentili”.
Dott.ssa Rosella Graziani
cittadina di L’Aquila; attualmente ospite del padre, insieme alla sua famiglia, in Paglieta (CH)
lunedì 4 maggio 2009
L'Aquila deve risorgere!
Dopo la testimonianza dell'altro giorno sul terremoto, quest'oggi ne riporto un'altra non meno degna di attenzione. Si tratta di una lettera inviata dalla dottoressa Rosella Graziani al quotidiano Il Messaggero, per illustrare una situazione che renderebbe di fatto pressoché impossibile la rinascita delle zone terremotate, a meno di non correre ai ripari.
sono stato all'Aquila per quattro giorni come volontario e ho sentito proteste anche sulla magnitudo del sisma (5,8 per l'Ist. Naz. di Geofisica e 6,3 per un paio di siti esteri di rilevanza mondiale)
RispondiEliminala magnitudo, da grandezza tecnica, è diventato un numero che vuol dire tante cose, specialmente per il bilancio di uno Stato che lascia soli gli sfortunati
la differenza, a detta degli aquilani, sta nel risarcimento dei danni: 100% oltre il sesto grado Richter e 33% fino al sesto grado
alla signora Rosella consiglierei di tornare all'Aquila se può, e di coordinarsi assieme agli altri, protestare, proporre ed accertarsi della veritÃ
solo gli aquilani possono farlo, da fuori il terremoto ha già raggiunto la quarta pagina dei giornali e tornerà a fare capolino solo in occasione del G8
un saluto
Vediamo cosa succede quando Berlusconi tornerà all'Aquila
RispondiEliminaLa spiegazione alle due valutazioni diverse di intensità la trovate qui:
RispondiEliminahttp://www.maury-blog.net/2009/05/terremoto-dellaquila-scale-di-magnitudo.html
Niente complotti stavolta...
CARA GRAZIANI, HO LETTO I TUOI ARTICOLI INVIATI AL MESSAGERO SULLA QUESTIONE DEL TERREMOTO AL ACQUILA . HAI PERFETTAMENTE RAGIONE ,I DECRETI E I BLA BLA BLA DI BERLUSCONI CIRCA I RISARCIMENTI SONO FROTTOLE E BUGIE . COME SEMPRE E STATO LA FALSITA' DI QUESTO INDIVIDUO ,COSIDETTO" NOSTRO PRESIDENTE DEL CONSIGLIO " FA SI CHE TANTI ITALIANI SI VERGOGNANO DI ESSERLO.TI SALUTO, AVANTI NELLA LOTTA!!!! ORAMAI SEMBRA ALLA FINE,SPERIAMO CHE NELLE PROSSIME ELEZIONI NON CI SIANO A VOTARE VASSALLI, MERCENARI E IGNORANTI ! UN CORDIALE SALUTO, GRAZIANI DOMENICO .VIA MARE 42 44027 MIGLIARINO FERRARA CELL 3026815704 E-MAIL grazianidomenico@alice.it
RispondiElimina