giovedì 31 ottobre 2013

Donne oggetto in pubblicità

Nei giorni scorsi ho ricevuto da Change.org e accolto senza esitazioni l'invito a firmare la petizione Fiat ritiri lo svilente spot sessista della 500 S, lanciata da Annamaria Arlotta, fondatrice del gruppo Facebook La pubblicità sessista offende tutti, e rivolta a Sergio Marchionne, amministratore delegato di Fiat S.p.A., e al Giurì dell'Istituto dell'Autodisciplina Pubblicitaria. Ecco lo spot in questione...


Per farla breve, tanto il discorso viene approfondito a dovere nelle motivazioni della petizione, a me sembra che il video qua sopra veicoli con un'efficacia tanto rara quanto degna di miglior causa il concetto di donna oggetto, equiparata nella fattispecie a un'automobile. Anche se a dire il vero non mi è mai capitato di vedere questo spot al di fuori del web (ma si sa, io oramai la tv la guardo talmente poco...), trovo che un filmato del genere non avrebbe proprio dovuto essere realizzato, anzi forse neppure concepito. Il fatto che invece lo sia stato dovrebbe indurre a riflettere su certi stereotipi duri a morire che imperversano nella società in cui viviamo. In un post scritto l'anno scorso per Tiragraffi Magazine, Sara ha affrontato la questione presentando la board Immagine della donna in pubblicità, la quale è stata creata da Roberta Milano su Pinterest ed è andata via via riempiendosi di contributi tali da far accapponare la pelle, rizzare i capelli, cadere le braccia... insomma, provocare crisi di sconforto in ogni parte del corpo (e della mente, ovvio)! :-/ Io stessa l'anno scorso non potei esimermi dall'immortalare un cartellone pubblicitario di una rozzezza fuori dal comune.


Se ritieni che il sessismo in pubblicità sia un'invenzione dei nostri tempi, dovrai ricrederti scorrendo le immagini d'epoca mostrate in questo post: le nostre mamme e le nostre nonne stavano messe addirittura peggio rispetto a noi "donne moderne"... ma questo non è affatto un motivo sufficiente per tirare un sospiro di sollievo e accettare le cose così come stanno: la strada che dovrebbe condurre a una piena parità di genere è ancora lunga, e bisogna continuare a percorrerla senza stancarsi mai. Allora, procediamo? :-)

mercoledì 30 ottobre 2013

Un bravo imprenditore, ma soprattutto un grande uomo

Ieri e l'altroieri su Raiuno è andata in onda la fiction Adriano Olivetti – La forza di un sogno, diretta da Michele Soavi e il cui protagonista era il sempre impeccabile Luca Zingaretti. Poteva la sottoscritta perdersi uno sceneggiato dedicato a un ingegnere (sia pur chimico)? ;-) E no che non poteva... eppure la prima puntata me la sono persa, in effetti: meno male che ho potuto recuperarla ieri pomeriggio da rai.tv, dove si può trovare anche la seconda e ultima puntata! :-)
Grazie a La forza di un sogno ho imparato a conoscere la figura di quel grand'uomo che era Adriano Olivetti: i suoi principi (talmente rivoluzionari da attirare su di lui i sospetti degli americani) secondo cui il profitto aziendale va reinvestito a beneficio della comunità, il suo impegno per migliorare le condizioni di vita dei dipendenti con un occhio di riguardo al loro arricchimento culturale, le sue vicende sentimentali (anni dopo l'abbandono da parte della prima moglie, riuscì a rifarsi una vita con un'altra donna vincendo l'iniziale opposizione dei genitori di lei) e i suoi successi imprenditoriali, partendo dal settore delle macchine per scrivere (pensiamo alla celebre Lettera 22) per arrivare ai risultati pionieristici nel campo dell'informatica. Aveva il marchio Olivetti quello che è generalmente considerato il primo personal computer in assoluto, il Programma 101, presentato nel 1965, cinque anni dopo la morte di Adriano... ma un altro fondamentale traguardo era stato già raggiunto negli anni Cinquanta: il mainframe Olivetti Elea 9003, concepito, progettato e sviluppato da un piccolo gruppo di giovani ricercatori guidati da Mario Tchou, è stato il primo calcolatore interamente a transistor del mondo... e scusa se è poco! :-)
In seguito il laboratorio venne venduto alla General Electric, e fu così che si chiuse un'importante stagione per l'elettronica italiana, che vedeva allora la leadership industriale e tecnologica dell'azienda di Ivrea.
Oggi la Olivetti esiste ancora e fa parte del gruppo Telecom Italia, anche se indubbiamente risulta alquanto ridimensionata rispetto alla sua epoca d'oro, purtroppo... :-/

martedì 29 ottobre 2013

I Muse sul grande schermo

Cascasse il mondo, so già cosa farò martedì 12 novembre: per quel giorno il calendario degli spettacoli The Space Extra proiettati nei multisala The Space Cinema ha in programma Muse – Il concerto, basato sulla trionfale tappa del gruppo alternative rock inglese Muse allo Stadio Olimpico di Roma il 6 luglio scorso davanti a un pubblico di oltre 60.000 persone. Tra quei sessantamila mancava almeno una persona, ovvero la sottoscritta: eh già... si tratta proprio del concerto per il quale avevo acquistato il biglietto senza poi riuscire ad andarci, ahimè! :-(
Assistere allo show sullo schermo di un cinema anziché dalla curva nord di uno degli stadi più importanti d'Italia, con una quantità di decibel e di emozioni senza dubbio non paragonabile, potrebbe sembrare un debole surrogato o una magra consolazione... ma cerchiamo di vedere il bicchiere mezzo pieno: se non altro mi risparmierò un bel po' di ressa! :-) Non sono mai stata il tipo di persona che si sente granché a suo agio tra le folle oceaniche, nemmeno quando ero gggiovane... ;-)
La playlist (suppongo parecchio ridotta rispetto a quella andata in scena dal vivo) prevede venti canzoni: dai successi tratti dall'ultimo album in studio The 2nd Law ai classici come Uprising, Supermassive Black Hole, Time Is Running Out, Plug In Baby (il primo brano dei Muse che io abbia mai sentito, e che mi conquistò fin da subito) e la mia adorata Starlight!

lunedì 28 ottobre 2013

La scienza alla portata di tutti

Ultimamente ho dato una sfoltita alla gran quantità di newsletter che ricevo via posta elettronica, cancellando parecchie iscrizioni... ma alcuni messaggi e-mail mi ha fatto piacere riceverli, perché mi informavano su un paio di cosucce davvero interessanti: il Festival della Scienza di Genova, uno dei più grandi eventi di diffusione della cultura scientifica a livello internazionale, la cui edizione del decennale è cominciata il 23 ottobre scorso e durerà fino al 3 novembre prossimo, e la mostra Brain – Il cervello: istruzioni per l'uso, allestita nel Museo Civico di Storia Naturale di Milano fino al 13 aprile 2014. Beh, personalmente sono queste le cose che mi esaltano! :-) Basti dire che a Parigi sono stata due volte, e il Louvre l'ho visitato soltanto la prima, ma alla Cité des Sciences et de l'Industrie sono voluta andare in entrambe le occasioni...
Temo che non ce la farò a organizzarmi per andare al Festival della Scienza, il cui filo conduttore di quest'anno è la bellezza; a dire il vero potrei approfittare del prossimo weekend lungo, ma al momento il mio programma per quei tre giorni si riassume nella parola dormire! ;-) Non è ancora detto, comunque. Invece per visitare la mostra Brain, di cui Focus è media partner, ho ancora parecchi mesi a disposizione... perciò sarebbe un vero peccato perdere l'opportunità di assistere a una così interessante esposizione interattiva, che guida i visitatori alla scoperta di quello stupefacente strumento che è il cervello e delle immense potenzialità e capacità che esso offre. Brain è «una grande esposizione di carattere internazionale che, con l'aiuto delle neuroscienze, aiuterà a rivelare, anche a un pubblico non specialistico, i meccanismi che regolano le nostre percezioni, emozioni, opinioni e sentimenti».
La mostra è suddivisa in sette sezioni:
  • Introduzione – Dopo essersi imbattuti in un cervello umano conservato, i visitatori passano attraverso un'installazione di Daniel Canogar che simula l'attività dei neuroni con un sistema luminoso. L'opera – quasi settecento chili di fili elettrici appesi a una struttura che si estende per oltre dieci metri – è stata creata usando materiali riciclati.
  • Teatro introduttivo – Per apprendere alcune informazioni basilari sul cervello e sul suo funzionamento. Una proiezione video mostra le attività che una ragazza che sostiene un provino di ballo compie, correlandole simultaneamente con l'attività di alcune aree del suo cervello.
  • Il cervello sensibile – In questa sezione della mostra le aree specifiche del cervello dedicate all'udito, all'olfatto, al gusto, alla vista e al tatto saranno messe in evidenza grazie a una serie di esperienze interattive. Un'installazione dell'artista Devorah Sperber spinge i visitatori a interpretare visivamente i pezzi di un puzzle visivo – colori, angoli, figure – per creare l'immagine di un dipinto universalmente conosciuto.
  • Il cervello emozionale – Questa sezione esplora la modalità attraverso cui vengono elaborate le emozioni nel cervello e la sua evoluzione. Una serie di modelli animali, oltre a un exhibit interattivo di costruzione di un cervello, illustrano il cervello in evoluzione mettendo a confronto parti di quello umano rispetto a quello delle lucertole, dei mammiferi e dei primati. Un chiosco interattivo solleciterà i visitatori nell'esplorazione delle modalità di trasmissione dei messaggi tra i neuroni con il classico dilemma della scatola di biscotti.
  • Il cervello pensante – In questa sezione l'intelligenza viene raffigurata in tutta la sua complessità come somma di tipi di intelligenza diversi. I visitatori possono entrare in un "cervello" camminando all'interno di una stanza rivestita di tessuto illuminato che rappresenta le pieghe della corteccia (gli strati esterni del cervello), le quali consentono alle persone di pensare, pianificare e immaginare.
  • Il cervello mutevole – Questa parte della mostra esamina lo sviluppo del cervello nel corso della vita e la sua incredibile capacità di riorganizzarsi. Per evocare la straordinaria velocità di sviluppo neuronale nel feto umano – nei primi cinque mesi, i neuroni si formano a una velocità media di mezzo milione al minuto – Canogar ha creato una seconda installazione artistica, la scultura dello sviluppo neuronale: una massa a forma di imbuto di filamenti di rame e argento.
  • Il cervello del futuro – Ciò che pensiamo come futuristico in realtà è già qui: vengono impiantati degli elettrodi nel cervello per tenere sotto controllo gli attacchi epilettici; i pazienti affetti da malattia di Parkinson o depressione vengono trattati con stimolazioni elettriche dirette; vengono effettuati impianti che permettono ai sordi di sentire e ai ciechi di vedere, e sono in fase di sviluppo delle interfacce cervello-computer per aiutare le persone affette da paralisi a comandare dei dispositivi a controllo computerizzato e magari addirittura a riacquistare le funzioni motorie.

domenica 27 ottobre 2013

Era legale, ma ora (è) solare!

Come tutte le ultime domeniche di ottobre, una delle primissime cose che ho fatto dopo essermi alzata è stata rimettere indietro di un'ora gli orologi: tutti quanti, tranne quello dello smartphone (perché in ImpostazioniData e ora ho selezionato Data e ora automatici – Utilizza l'orario fornito dalla rete) e quello del notebook (infatti il sistema operativo "sa" quando avviene il passaggio dall'ora legale a quella solare e viceversa... e comunque per una maggiore precisione ho impostato la sincronizzazione automatica con il server di riferimento ntp.inrim.it). Un discorso a parte devo farlo per il tablet: anche Android "sapeva" che oggi l'orologio di sistema andava spostato all'indietro di un'ora, ma poiché già prima esso era in ritardo di circa sei minuti (suppongo perché il mio Galaxy Tab non ha il 3G per potersi sincronizzare, e il solo Wi-Fi non ha alcuna utilità allo scopo), lo sfasamento è rimasto. Allora ho pensato di cercare un'app per Android che facilitasse l'aggiornamento dell'orologio... e ho trovato ClockSync, che è gratuita e senza pubblicità: essa permette di allineare l'ora di sistema con il tempo atomico fornito dal server NTP (Network Time Protocol) pool.ntp.org. Purtroppo, affinché possa funzionare la sincronizzazione automatica, è necessario aver effettuato il rooting del dispositivo (che peraltro invalida la garanzia), e non è questo il mio caso. Ho quindi dovuto attivare il Rootless Mode (che prevede una notifica se l'offset supera una certa soglia configurabile) aggiornando l'ora in modalità manuale assistita con un errore non superiore ai 30 secondi. Perché tutto questo? Beh, per via delle restrizioni intrinseche di Android: a quanto pare Google ha stabilito "per motivi di sicurezza" di non consentire alle applicazioni utente di impostare l'ora di sistema sui dispositivi Android. Se la cosa non ti garba, ClockSync offre un comodo pulsante Blame Google ("rimprovera Google") per esprimere il tuo fermo dissenso! :-)

venerdì 25 ottobre 2013

Ti piacerebbe lavorare con Salvatores?

Quella del titolo non è esattamente una domanda retorica: hai davvero la possibilità di collaborare a un film supervisionato dal regista premio Oscar per Mediterraneo prendendo parte a Italy in a Day – Un giorno da Italiani, versione nostrana di Life In A Day: «un entusiasmante esperimento di cinema collettivo. Un film documentario per raccontare un giorno nella vita degli Italiani», prodotto da RaiCinema, Indiana Production e Scott Free.


Tutti possono partecipare: dalla mezzanotte di stasera alla mezzanotte di domani, sabato 26 ottobre, «prendi una telecamera, un cellulare e filma la tua vita. Sei libero. Racconta chi sei, cosa ami, di cosa hai paura o qualsiasi cosa sia per te importante, e carica il tuo video su questo sito. Gabriele Salvatores farà una selezione dei filmati ricevuti e li monterà in un grande unico film: la fotografia dell'Italia fatta dallo sguardo degli italiani». Se non hai idea da che parte cominciare, ecco alcune domande che potrebbero fornirti un punto di partenza: «Che cosa ami? Di cosa hai paura? In cosa credi? Qual è la tua Italia?». Qualora dovessi avere bisogno di un incentivo, sappi che «Tutti gli autori dei video selezionati per il montaggio finale di italy in a Day saranno citati come autori del film accanto al nome di Gabriele Salvatores. Entrerai anche tu nella storia del cinema italiano». Niente male, vero? :-) Se sei interessato, non dimenticare di leggere le FAQ prima di lanciarti nell'impresa!

giovedì 24 ottobre 2013

#iosonocucchi

Il 15 ottobre 2009 un trentunenne romano veniva trovato in possesso di stupefacenti e arrestato; il giorno successivo veniva processato per direttissima e portato nel carcere di Regina Coeli per la custodia cautelare. Dopo varie vicissitudini, il 22 ottobre 2009 il giovane moriva nell'ala detenuti dell'ospedale Sandro Pertini; era dimagrito di ben sei chili rispetto a una settimana prima, e il suo corpo recava i segni abbastanza inequivocabili di un pestaggio subito. Qualche giorno dopo la sua famiglia avrebbe distribuito alla stampa le impressionanti foto del cadavere dopo l'autopsia, chiedendo la verità sulla sua fine.
Ammesso che tu non abbia letto il titolo del post, a dispetto della sintesi avrai probabilmente capito che sto parlando di Stefano Cucchi. Gli ultimi sviluppi del suo caso sono abbastanza recenti: i giudici hanno stabilito che il giovane è morto per malnutrizione, condannando i medici, assolvendo gli infermieri e gli agenti di polizia penitenziaria, e obbligando l'ospedale Sandro Pertini a risarcire la famiglia.
Per ricordare questa vicenda è stata indetta, con il sostegno della famiglia Cucchi, un'iniziativa che consiste nel pubblicare le proprie foto su Instagram con l'hashtag #iosonocucchi. Il primo commento deve riportare solo l'hashtag #iosonocucchi, mentre nel secondo si può condividere un messaggio (di 80 caratteri al massimo). Gli utenti devono essere maggiorenni, e il profilo deve essere pubblico.
Lo scatto deve essere un primo piano con occhi, orecchie o bocca coperti; questo per sottolineare il concetto che «una giustizia che non vede e non sente è una giustizia senza voce».
Le immagini inviate entro domenica 27 ottobre saranno utilizzate per la realizzazione di un tappeto/mosaico gigante (100 mq) con il volto di Stefano, che verrà esposto durante il Festival delle Letterature dell'Adriatico 2013 in programma a Pescara dall'8 al 10 novembre.
Per ulteriori informazioni sull'evento si può consultare la relativa pagina Facebook oppure visitare il sito IgersAbruzzo.

mercoledì 23 ottobre 2013

Le due mucche ai tempi del Governo Letta

Conosci la storiella umoristica che illustra come funziona la politica spiegando cosa ti accade ipoteticamente nei diversi sistemi se hai due mucche? Ebbene, quel testo, che circola in Rete da anni in diverse varianti più o meno complete, è andato via via adeguandosi alle continue evoluzioni involuzioni in questo campo... e su Facebook ne ho appena intercettato l'ultimissima versione, aggiornata al governo di larghe intese! :-)
SOCIALISMO: Hai 2 mucche. Il tuo vicino ti aiuta ad occupartene e tu dividi il latte con lui.
COMUNISMO: Hai 2 mucche. Il governo te le prende e ti fornisce il latte secondo i tuoi bisogni.
FASCISMO: Hai 2 mucche. La polizia te le confisca e se protesti ti fucila.
NAZISMO: Hai 2 mucche. Il governo prende la vacca bianca ed uccide quella nera.
FEUDALESIMO: Hai 2 mucche. Il feudatario prende metà del latte e si tromba tua moglie.
DEMOCRAZIA: Hai 2 mucche. Si vota per decidere a chi spetta il latte.
DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA: Hai 2 mucche. Si vota per chi eleggerà la persona che deciderà a chi spetta il latte.
ANARCHIA: Hai 2 mucche. Lasci che si organizzino in autogestione.
CAPITALISMO: Hai 2 mucche. Ne vendi una per comprare un toro ed avere dei vitelli con cui iniziare un allevamento.
CAPITALISMO SELVAGGIO: Hai 2 mucche. Fai macellare la prima ed obblighi la seconda a produrre tanto latte come 4 mucche. Alla fine licenzi l'operaio che se ne occupava accusandolo di aver lasciato morire la vacca di sfinimento.
BERLUSCONISMO: Hai 2 mucche. Ne vendi 3 alla tua società quotata in Borsa, utilizzando lettere di credito aperte da tuo fratello sulla tua banca. Poi fai uno scambio delle lettere di credito, con una partecipazione in una società soggetta ad offerta pubblica, e nell'operazione guadagni 4 mucche beneficiando anche di un abbattimento fiscale per il possesso di 5 mucche. I diritti sulla produzione del latte di 6 mucche vengono trasferiti da un intermediario panamense sul conto di una società con sede alle Isole Cayman, posseduta clandestinamente da un azionista che rivende alla tua società i diritti sulla produzione del latte di 7 mucche. Nei libri contabili di questa società figurano 8 ruminanti con l'opzione d'acquisto per un ulteriore animale. Nel frattempo hai abbattuto le 2 mucche perché sporcano e puzzano. Quando stanno per beccarti, diventi Presidente del Consiglio.
MONTISMO: Hai 2 mucche. Tu le mantieni, il governo si prende il latte e ti mette una tassa su: la stalla, la mangiatoia, la produzione. A te rimane lo sterco. Intanto è in approvazione un disegno di legge sulla tassazione dei rifiuti organici animali.
GOVERNO DI LARGHE INTESE: Hai 2 mucche. Le vendi per pagare le tasse e intanto continui a sperare che ti rimborsino l'IMU sulla prima stalla in modo da poter comprare qualche bottiglia di latte malgrado l'aumento dell'IVA.

martedì 22 ottobre 2013

Un sabato col Pinguino

Dopo aver vissuto gli ultimi tre o quattro Linux Day "in trasferta", quest'anno, in occasione della tredicesima edizione della manifestazione promossa dall'Italian Linux Society, "gioco in casa", rimanendo a Pescara: sabato prossimo, 26 ottobre, a partire dalle 9:30 prenderò parte (ovviamente solo in qualità di spettatrice!) agli eventi organizzati dal PescaraLug. Sarà una giornata interessante ed istruttiva sia per chi come me con Linux ha già una certa familiarità, sia per chi vuole imparare a conoscere l'affascinante realtà del software libero e open source. Il tema di quest'anno è l'Innovazione, ovvero: il software libero non è semplicemente un'alternativa low cost a quello proprietario, ma anzi costituisce il fulcro del progresso tecnologico.
Di cosa si parlerà a Pescara? Beh, della nuova Ubuntu 13.10 "Saucy Salamander" rilasciata appena pochi giorni fa, delle notevoli potenzialità di Raspberry e Arduino, del software open source per mixare la musica, dell'antispam avanzato, del magico mondo di Android, per concludere con un talk a sorpresa su un argomento piuttosto attuale: mi sa che io più o meno so di cosa si tratta... ma non te lo dico! ;-) Sabato non mancare presso i locali dell'Auditorium Vincenzo Cerulli in via Francesco Verrotti a Pescara – l'ingresso è libero e gratuito – così lo scoprirai di persona. :-)

lunedì 21 ottobre 2013

Sic transit gloria mundi...

Il post di oggi prende spunto da una foto pubblicata su EarthSky con il titolo Glory, seen from a hot air balloon, la quale documenta un fenomeno ottico tanto raro quanto suggestivo: la gloria.


 Ed ecco la traduzione opportunamente adattata dell'articolo che la accompagna.
Eileen Claffey ha visto questa gloria – che si forma quando le goccioline d'acqua nell'aria riflettono all'indietro la luce – a Brookline nel Massachusetts il 19 ottobre scorso, mentre volava su una mongolfiera. L'ombra del pallone, con un alone di luce intorno ad essa, è chiamata "gloria".
Si potrebbe talvolta vedere una gloria dal finestrino di un aeroplano, quando l'ombra dell'aereo si proietta sulle nubi al di sotto, ed un alone di luce circonda l'ombra. In questo caso, è l'ombra della mongolfiera a trovarsi al centro della gloria.
Vedrai una gloria soltanto quando il sole si trova direttamente dietro la tua testa, ma, in tale circostanza, cercale ogni volta che sotto di te c'è della nebbia o una nube, illuminata dalla luce del sole. Secondo il sito web Atmospheric Optics, al quale ti rimando se vuoi saperne di più sulle glorie e su altri fenomeni ottici...
Le glorie si possono vedere su montagne e colline, dai velivoli e nella nebbia marina e perfino al chiuso.
Esse si formano quando la luce viene riflessa all'indietro da singole goccioline d'acqua.
Osserva in questa foto che il cesto appeso sotto il pallone corrisponde al centro della gloria. Questo perché le glorie, come gli arcobaleni, sono individuali: ciascuno vede la propria gloria personale, dal proprio punto di vista. In questo caso, Eileen ha fatto le veci dei nostri occhi, e così vediamo la gloria dal suo punto di vista, cioè dal punto di vista del cesto. Se per qualche miracolo del coraggio oppure della fisica un'altra persona con una macchina fotografica viaggiasse sulla parte superiore del pallone, potremmo vedere un punto di vista differente su questa gloria, con la parte superiore del pallone che corrisponde al centro della gloria.
Ti saluto con il video di un brano che mi è tornato in mente come possibile colonna sonora di questa meraviglia: no, non Gloria di Umberto Tozzi, bensì Glorious di Andreas Johnson. Accipicchia, sono già passati quattordici anni...

venerdì 18 ottobre 2013

Non tutte le nuvole riescono col buco!

Nel pomeriggio sono andata a fare una passeggiata al porto turistico di Pescara, approfittando del tempo soleggiato con uno splendido cielo delicatamente velato da nuvole (no, non chiedermi di che tipo)... ed è proprio di nubi che mi occupo in questo post, essendomi imbattuta proprio oggi nella foto qui sotto, pubblicata nella pagina Amazing Photos in the World su Facebook.


 La foto mostra un raro fenomeno meteorologico che in inglese ha varie denominazioni (skypunch, fallstreak hole, hole punch cloud, punch hole cloud, canal cloud, cloud hole) e in italiano... nemmeno una, per quanto mi risulta. Se ne inventassi una io, potrei venire citata nei testi di climatologia e meteorologia (mettiamocelo in testa una volta per tutte: meteOROlogia, NON meteREOlogia!!!)... ma uffa, non mi viene in mente niente! ;-) Perciò mi limito a tradurre la relativa voce su Wikipedia.
Uno skypunch è un'ampia apertura circolare o ellittica che può apparire nei cirrocumuli oppure negli altocumuli. Tali buchi si formano quando la temperatura dell'acqua nelle nubi scende al di sotto del punto di congelamento, ma l'acqua non è ancora congelata a causa della mancanza di particelle di nucleazione del ghiaccio (vedi sopraffusione). Quando si formano i cristalli di ghiaccio si innesca un effetto domino dovuto al processo di Bergeron, provocando l'evaporazione delle goccioline d'acqua attorno ai cristalli: questo lascia nella nube un buco ampio, spesso circolare.
Si ritiene che l'introduzione di un gran numero di minuscoli cristalli di ghiaccio nella nube scateni questo effetto domino di evaporazione che crea il buco. I cristalli di ghiaccio si possono formare in seguito al passaggio di aeroplani, i quali spesso hanno una forte riduzione della pressione dietro le punte dell'ala o dell'elica. Ciò raffredda l'aria molto rapidamente, e può produrre un nastro di cristalli di ghiaccio che seguono la scia del velivolo. Questi cristalli di ghiaccio si ritrovano circondati da goccioline, crescono rapidamente per effetto del processo di Bergeron, provocando l'evaporazione delle goccioline e creando un foro con striature di cristalli di ghiaccio sotto di esso. Gli articoli di Westbrook e Davies (2010) e Heymsfield et al. (2010) spiegano il processo in maniera più dettagliata, e mostrano alcune osservazioni della relativa microfisica e dinamica. Tali nubi non sono una prerogativa di una certa area geografica, e sono state fotografate da molti luoghi.
Per via della loro rarità e dell'aspetto insolito, come pure della scarsa esposizione nei media, i fallstreak hole vengono spesso confusi con o attribuiti ad oggetti volanti non identificati.
Aggiungo soltanto che gli sciachimisti, manco a dirlo, hanno usato questo fenomeno a sostegno delle loro teorie complottiste...

mercoledì 16 ottobre 2013

In memoria di Gigi Meroni

Ricorreva ieri il quarantaseiesimo anniversario della tragica scomparsa, avvenuta all'età di soli ventiquattro anni, del calciatore Gigi Meroni. Devo ammettere che fino a poco tempo fa, sentendolo nominare, probabilmente avrei pensato «Meroni chi?»... o forse no, ma comunque avevo un'idea a dir poco vaga di chi fosse; poi però ho letto Fai bei sogni. Si dà il caso che il protagonista fosse tifosissimo del Torino da sempre; ad un certo punto il piccolo Massimo (Gramellini) si mette a giocare a calcio in corridoio con una pallina di gomma, facendosi da sé anche la radiocronaca e fingendo per l'appunto di essere Gigi Meroni... quand'ecco che il ragazzino del secondo piano tifoso della Juve suona alla porta e gli comunica la ferale notizia: il suo idolo è morto investito da una macchina. Finito il libro, mi sono fiondata su Wikipedia per leggere le biografie dei giocatori granata che vi erano menzionati, e comprensibilmente quella di Meroni mi ha turbata in modo particolare.
A lui era dedicata la puntata di Sfide andata in onda lunedì sera, con il titolo Gigi Meroni. Quando un dribbling è più bello di un gol. Seguendo le varie interviste e testimonianze, ho avuto modo di conoscere ancora meglio la storia di questo fuoriclasse: la sua brillante carriera, dagli esordi in serie A col Genoa al passaggio al Torino allenato da Nereo Rocco fino all'approdo in Nazionale (invece il trasferimento alla Juventus, nonostante Agnelli fosse disposto a spendere una fortuna, andò a monte per via della rivolta dei tifosi granata); la classe sopraffina che sfoggiava sul campo di gioco nel ruolo oggigiorno desueto di ala destra (la sua specialità erano appunto i dribbling); l'insolito talento artistico, la personalità anticonformista e il look eccentrico, almeno per gli standard dell'epoca; la relazione contrastata con Cristiana, la ragazza che amava, con la quale oramai conviveva (scandalo...!) e che avrebbe dovuto sposare. Infine, il terribile incidente avvenuto la sera di domenica 15 ottobre 1967, dopo la vittoria in casa contro la Sampdoria, e una settimana prima del derby con la Juventus: quel giorno l'undici granata, spinto dalla commozione e dalla rabbia, avrebbe portato a casa un risultato storico, vincendo per 4 a 0. Per un'atroce beffa del destino, il diciannovenne neopatentato alla guida dell'auto che travolse Meroni mentre questi attraversava Corso Re Umberto insieme al compagno di squadra Fabrizio Poletti non solo era un fan sfegatato della vittima, ma si chiamava Attilio Romero: sì, proprio colui che nel 2000 sarebbe divenuto presidente del Torino...
Anche se, calcisticamente parlando, il mio cuore alloggia da sempre sull'altra sponda del Po, sono rimasta affascinata dalla figura di questo campione, e mi è venuto da domandarmi: nel mondo del calcio di oggi ci sono atleti capaci di lasciare un segno tale che fra qualche decennio verranno ricordati con altrettanta ammirazione? Temo proprio di no... a parte Alex Del Piero, si capisce! ;-) Ma forse, come ha dato a intendere l'attuale presidente del Torino Urbano Cairo nel corso della puntata di Sfide, la tragica e prematura fine di Meroni ha contribuito in modo determinante a trasformare un grande campione in una vera e propria leggenda.

martedì 15 ottobre 2013

La più grande lezione del #funkyprofessor

Ieri mattina il web italiano ha ricevuto al suo risveglio una notizia tristissima: la scomparsa, avvenuta la notte precedente per un infarto ad appena cinquant'anni, di Marco Zamperini, uno dei maggiori esperti di internet in Italia, appassionato di innovazione e tecnologia. Da ieri nella mia timeline di Facebook si susseguono toccanti status commemorativi scritti da gente che lo conosceva più o meno bene, c'è uno Storify che documenta la reazione della Rete alla notizia, e molti post e articoli sul FunkyProfessor (era questo il suo nickname) sono linkati nella pagina Ciao Marco. L'immagine che si ricava di lui è senza ombra di dubbio quella di una persona gioviale, buona, gentile e disponibile, oltre che estremamente competente nel suo campo. Io con lui non ho mai avuto il piacere di parlarci, però ricordo di averlo visto abbastanza da vicino nel corso dell'ultima BlogFest: se ne andava in giro indossando dei Google Glass (o qualunque cosa fossero gli occhiali che si vedono nella foto che apre il post) prestatigli da non so chi, e lo vedevo scherzare, discutere e sorridere con tutti. Oggi sembra impossibile che non sia più tra noi.
Di tutti i post che ho letto in questi giorni, due in particolare mi hanno colpita, e non poteva essere altrimenti.
Il primo lo scrisse due anni fa lo stesso Marco in occasione del suo quarantottesimo compleanno, e a leggerlo oggi mi si stringe il cuore.
Oggi è il mio compleanno! 1685 giorni fa ho rischiato di morire e, da quel momento, ogni giorno che passa lo vivo con passione e con gioia. La gioia di potere abbracciare il mio amore, di vedere crescere le mie figlie, di stare con i miei amici e con tutte le persone che incontro, che mi stupiscono e che mi incuriosiscono. Grazie, grazie di cuore a tutti quelli che mi sono vicino, che mi vogliono bene e che me lo dimostrano tutti i giorni. Sono un ragazzo fortunato, ho 48 anni e ne vorrei vivere altrettanti.
Il secondo l'ha pubblicato oggi sua moglie Paola Sucato, e quando sono arrivata all'ultima riga avevo gli occhi pieni di lacrime.
Gli amici di Marco hanno dato il via a una raccolta fondi in favore delle sue bambine, Blanca e Rebecca. Come ha scritto Alessandro Gilioli, «Se avete conosciuto Marco, cliccherete di sicuro quel bottone. Se non lo avete conosciuto, probabilmente vi basta sapere che oggi siete in Internet anche grazie a lui per decidere di cliccarlo lo stesso».
Oltre a questa vicenda, ce n'è un'altra che mi ha commossa: il conoscente di un'amica, sposato e padre di famiglia, sta lottando fra la vita e la morte in seguito a un gravissimo incidente capitatogli mentre faceva il suo dovere andando in soccorso di altre persone. Tutto questo ha inevitabilmente innescato nella mia testolina una serie di riflessioni cupe sulla morte, sulla mia insoddisfazione nei confronti della vita, sulla traccia che lascerei nel mondo se dovessi andarmene domani... e la conclusione è stata che devo imparare quanto prima a fare tesoro dell'esempio di Marco Zamperini: vivere ogni giorno che passa con passione e con gioia. Dovrò lavorarci un bel po' su... ma, se ci riesco, sono sicura che andrò incontro a una svolta positiva, e che la mia vita diventerà davvero piena e degna di essere vissuta. Ciao e grazie, Marco!

sabato 12 ottobre 2013

Il coraggio di dire no

Da quando ho firmato la prima petizione sulla piattaforma dedicata Change.org, mi arriva regolarmente per posta elettronica una newsletter per comunicarmi il lancio di nuove raccolte di firme ed invitarmi a sostenerle se lo ritengo opportuno. È così che sono venuta a conoscenza della petizione Le donne cambiano la storia, cambiamo i libri di storia, lanciata dall'insegnante e blogger palermitana Mila Spicola e rivolta al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Scopo della petizione è quello di far inserire nei libri di storia di ogni ordine di scuola la vicenda di Franca Viola, prima donna italiana ad aver denunciato uno stupro, subito all'età di diciassette anni, e ad aver rifiutato il cosiddetto matrimonio riparatore, nella Sicilia degli anni Sessanta.
Ancor oggi tante, troppe volte le violenze sessuali vengono tenute segrete da chi le subisce, specialmente se si consumano nell'ambito familiare... ma denunciare uno stupro è una prassi che oramai ha preso piede, per fortuna. Cerchiamo invece di immaginare di quanto coraggio si sia dovuta armare quasi cinquant'anni fa quella ragazza siciliana per sfidare odiose consuetudini sociali che tendevano a trasformare la donna, da vittima che era, quasi in colpevole perché "svergognata"; per rifiutare il matrimonio riparatore, che all'epoca era visto come l'unico modo con cui una donna poteva salvare l'onore perduto da lei (e, di riflesso, pure dalla sua famiglia) avendo rapporti sessuali prima del matrimonio, consensuali o meno che fossero; non solo, ma l'articolo 544 del codice penale, poi abrogato, prevedeva addirittura che il matrimonio riparatore estinguesse il reato di violenza carnale, all'epoca considerato oltraggio alla morale e non reato contro la persona. Anche se in un'intervista Franca Viola ha tentato in qualche modo di ridimensionare ciò che aveva fatto: «Non fu un gesto coraggioso. Ho fatto solo quello che mi sentivo di fare, come farebbe oggi una qualsiasi ragazza: ho ascoltato il mio cuore, il resto è venuto da sé. Oggi consiglio ai giovani di seguire i loro sentimenti; non è difficile. Io l'ho fatto in una Sicilia molto diversa; loro possono farlo guardando semplicemente nei loro cuori».
Concedere a questa vicenda il giusto spazio nei libri di scuola non sarebbe che il primo gesto per una revisione dei testi scolastici in un'ottica di genere, ma avrebbe già un grande valore simbolico, ed aiuterebbe moltissimo a creare, fin dalla più giovane età, una mentalità favorevole all'uguaglianza dei diritti fra uomo e donna e all'emancipazione femminile, una mentalità nella quale la violenza contro le donne e men che meno il femminicidio (una parola che non mi piace particolarmente, ma che rende tantissimo il concetto) non si reputi più ammissibile in nessun caso. Rimuovere un linguaggio sessista sarebbe il passo successivo: se cambiamo le parole, cambiano i pensieri e i comportamenti.

venerdì 11 ottobre 2013

LEGO Reloaded

Per l'ennesima volta (l'ho già fatto qui, qui e altrove) torno ad occuparmi dei mitici LEGO, sfoderando alcuni link che ho amorevolmente raccolto nel corso del tempo!
Caro Babbo Natale, ma quand'è che mi porti i LEGO MINDSTORMS...?! Lo sai che sono addirittura riusciti a costruirci un magnifico modellino del rover Curiosity? :-)



Potrei stare ore ed ore a contemplare il funzionamento di questo marchingegno...


Il video qui sotto mostra un'incantevole riproduzione in miniatura dello spericolato lancio di Felix Baumgartner.


Un'agenzia pubblicitaria ha costruito con i LEGO una serie di raffigurazioni minimaliste di famosi personaggi di fumetti, cartoni animati e programmi tv. Ad esempio, si riconoscono qua sotto i Simpson al gran completo!


I mitici mattoncini sono stati utilizzati per ricostruire letteralmente alcuni memorabili momenti storici, come la protesta di piazza Tienanmen del 1989.


In questo modellino realizzato in occasione delle Olimpiadi di Londra 2012 c'è posto per svariate discipline acquatiche, dai tuffi al nuoto sincronizzato.


Ti ricordi la riproduzione della litografia Relatività di Maurits Cornelis Escher di cui ho parlato qui? Eccone qua sotto un'altra in versione Star Wars... :-)


Ecco la copia perfetta del primo Macintosh, che manderà in visibilio gli estimatori della mela morsicata... ma non solo loro!


Il videogame LEGO Rock Band include figurine agghindate come le più famose rockstar, ad esempio i Queen.


Le tue vecchie costruzioni le hai smontate e riposte nella scatola, e adesso vorresti tanto rimontarle ma non sai come fare, perché le istruzioni sono finite nell'immondizia? Su Let's Build It Again di istruzioni potrai trovarne tantissime bell'e pronte da stampare!
Last but not least, l'anno prossimo arriverà nei cinema The LEGO Movie. Mi è bastato vedere il teaser trailer (qua sotto)... e già non vedo l'ora! :-)


mercoledì 9 ottobre 2013

Il gusto irresistibile della personalizzazione

Leggo che la Ferrero viene accusata da più parti di aver scopiazzato la sua nuova campagna pubblicitaria, Nutella sei tu, da Condividi una Coca-Cola, premiata come miglior campagna ADV online ai Macchianera Italian Awards 2013. In sostanza, ai fan della celebre crema gianduia a base di cacao e nocciole viene offerta la possibilità di personalizzare il vasetto con il proprio nome. Inoltre la fan page ufficiale di Nutella Italia su Facebook propone l'applicazione Youtella, che permette di creare l'immagine personalizzata del vasetto ed impostarla come foto del profilo o come cover: io l'ho fatto ma, per quanto mi possa piacere la Nutella, mi pareva troppo strano lasciarmi rappresentare da un barattolo, e dopo un'oretta circa ho rimesso le cose a posto. ;-)
Anche volendo ammettere che la Ferrero si sia ispirata all'idea della Coca-Cola, credo si possa dire che l'ha migliorata: mentre da quel che ho capito il vasetto di Nutella può essere personalizzato mediante le apposite etichette disponibili nei punti vendita, per la Coca-Cola devi accontentarti di quello che passa il convento, ovvero il negozio dove vai a far spesa. Quante volte mi è capitato di bere la famosa bibita da lattine e bottigliette con scritto sopra il nome di persone con cui magari non mi sognerei mai di condividere alcunché, o che addirittura neanche conosco...? Ma in fondo, cosa cambia se bevo la Coca-Cola o mangio la Nutella proveniente da un contenitore "anonimo" oppure da uno personalizzato? Proprio nulla, almeno per me. E il sapore, che è quello che conta, no di certo... :-)
Mi pare comunque innegabile che l'aspetto vincente della campagna Ferrero sia uno spot simpatico come pochi: lo puoi vedere qua sotto, in una versione leggermente più lunga rispetto a quella che viene trasmessa di solito in televisione.


A dire il vero, c'è anche chi ha ironizzato sull'idea di personalizzare i prodotti con il proprio nome: ecco qui sotto la parodia ideata da Marco Marzoli. :-)



Infine, già che siamo in tema... la foto qui sotto è tratta dalla pagina Facebook Quelli che la scimmia la portano sempre con loro.


«Dopo i nomi sulla Nutella e sulla Coca Cola, aspetto con ansia quelli sulla carta igienica»... :-)

martedì 8 ottobre 2013

Chissenefrega delle leggi della fisica!

Certo che un titolo del genere proprio nel giorno in cui François Englert e Peter Higgs, il "papà" dell'ormai celebre bosone, hanno vinto il Premio Nobel per la Fisica non è il massimo, ma vabbè... ;-) Oggi parliamo di cinema.
Poiché di lunedì il Multiplex Arca di Spoltore applica il prezzo unico di 7 euro per i film in tre dimensioni, ho scelto la giornata di ieri per andare a vedere Gravity. Che dire? A me è piaciuto un sacco! :-) Senza dubbio si tratta di una pellicola molto particolare nel suo genere, quello fantascientifico: sullo schermo compaiono solamente due attori, Sandra Bullock (brava come non mai) e George Clooney, e non è che succeda granché (e quel poco che succede è ad alto rischio di spoiler)... ciononostante il livello di tensione e di pathos si mantiene piuttosto alto per quasi tutto il tempo, almeno a mio modo di vedere. Del resto la situazione narrata è tutt'altro che tranquillizzante. Senza spifferare molto più di quanto si evince dal trailer, la posso riassumere così...
Raggiunti da una micidiale raffica di detriti di un satellite mentre si trovano all'esterno dello Shuttle per effettuare la manutenzione del telescopio spaziale Hubble, la dottoressa Ryan Stone [Lui: «Che razza di nome è Ryan per una ragazza?». Lei: «Mio padre voleva un maschio...»] e il comandante Matt Kowalski fluttuano nel vuoto alla disperata ricerca di un appiglio per non andare alla deriva. Riusciranno a sopravvivere e a tornare sulla Terra?
Di solito nelle pellicole in tre dimensioni viene piazzata un'inquadratura a effetto già nei primissimi fotogrammi... ma spesso, alla fine del film, ti trovi a pensare che tutto sommato non valeva la pena di pagare il sovrapprezzo per il 3-D. Al contrario, all'inizio di Gravity, ti viene da chiederti: embe', a cosa servono questi occhialini che ho sul naso? Qualche altro secondo di attesa... e te ne rendi conto fin troppo bene: visivamente il film è una bomba, le scene in cui compare la Terra vista dallo spazio sono di una bellezza sconvolgente, il 3-D è il migliore che io ricordi di aver mai visto (leggo che la conversione è avvenuta durante la fase di post-produzione... però!) e in certi momenti hai davvero l'impressione che stiano per piombarti addosso i detriti... e pure il bel George, il che fa un certo effetto, bisogna ammetterlo! ;-)
Nelle varie scene vengono rispettate le leggi fisiche, a cominciare da quella di gravitazione universale evocata fin dal titolo? Secondo due addetti ai lavori, l'astrofisico Amedeo Balbi alias Keplero e il presidente dell'INAF Giovanni Bignami, decisamente no: i due scienziati si sono presi la briga di fare le pulci alle incongruenze scientifiche che osservavano sullo schermo... il che secondo me ha impedito loro di godersi appieno lo spettacolo, ma vabbè. ;-) Io tutte 'ste stranezze non le ho notate, e se anche me ne sono accorta non le ho trovate fastidiose, anzi alcune di esse erano pure funzionali allo sviluppo della storia. È pur sempre un film, che diamine! Non mi dire che al cinema non hai mai dovuto fare ricorso alla cosiddetta sospensione dell'incredulità (concetto a cui accenna anche il Bignami menzionato sopra)... ;-)
Qui di seguito c'è un piccolo spoiler, che ho nascosto applicando uno sfondo scuro ai caratteri: se vuoi leggerlo non devi far altro che selezionare le righe qua sotto, e "come per magia" il testo apparirà!
Se devo essere sincera, ho trovato più inverosimili certi comportamenti dei protagonisti: lui che pur avendo la morte in faccia non perde la calma né la voglia di scherzare e continua a parlare con tono pacato (affidato nel doppiaggio italiano alla suadente voce di Francesco Pannofino), lei che al contrario in preda al panico si mette ad ansimare così forte da esaurire rapidamente la scorta di ossigeno; a rigor di logica sarebbe dovuta morire asfissiata, ma mancava ancora più di metà film... ;-)
Il film è stato scritto, diretto, montato e prodotto da Alfonso Cuarón, del quale ho visto soltanto Harry Potter e il prigioniero di Azkaban: bello, ma probabilmente non il migliore fra i (pochi) film che ha diretto finora.

lunedì 7 ottobre 2013

Con i piedi per terra e lo sguardo verso il cielo

Nei giorni scorsi ho interrotto il mio fin troppo prolungato digiuno dai libri leggendo Fai bei sogni: dopo L'ultima riga delle favole, si tratta del secondo romanzo pubblicato dal giornalista de La Stampa Massimo Gramellini, di cui già conoscevo e apprezzavo l'acutezza e lo stile garbatamente ironico (ho pure sottoscritto il feed della sua rubrica Buongiorno). Ebbene, non posso non concordare con tutti coloro che ne sono rimasti entusiasti: è davvero un bel libro, coinvolgente, commovente (quando sono arrivata alla fine avevo gli occhi lucidi, una cosa che a me capita quasi esclusivamente coi film) e soprattutto vero. A renderlo così autentico dev'essere anche la sua natura di romanzo autobiografico: in esso infatti Gramellini racconta proprio la sua storia, quella di un bambino che ad appena nove anni perde tragicamente la madre – una scomparsa sulla quale verrà a sapere la verità solo quarant'anni più tardi – ed è costretto a crescere e ad imparare a vivere facendo i conti con il dolore, la solitudine, il senso di abbandono e di insicurezza provocatigli da un lutto così prematuro, incomprensibile e terribilmente difficile da accettare.
Consiglio a tutti la lettura di Fai bei sogni: è piacevole da leggere e scorre talmente bene da lasciarsi finire in poche ore... e dopo averlo finito anche tu, come me, potresti aver voglia di rileggerlo subito per rintracciare i frammenti più significativi. Per quanto mi riguarda, riporto qui di seguito le frasi che mi hanno maggiormente colpita per il loro contenuto di verità (sono più o meno le stesse che citano tutti, ma vabbè... :-)).
Non essere amati è una sofferenza grande, però non la più grande. La più grande è non essere amati più. Nelle infatuazioni a senso unico l'oggetto del nostro amore si limita a negarci il suo. Ci toglie qualcosa che ci aveva dato soltanto nella nostra immaginazione. Ma quando un sentimento ricambiato cessa di esserlo, si interrompe brutalmente il flusso di un'energia condivisa. Chi è stato abbandonato si considera assaggiato e sputato come una caramella cattiva. Colpevole di qualcosa d'indefinito.
Camminavo sulle punte e le guardavo di continuo, perché non ero capace di alzare gli occhi al cielo.
Avevo le mie ragioni. Il cielo mi faceva paura. E anche la terra.
In fondo la mia vita è la storia dei tentativi che ho fatto di tenere i piedi per terra senza smettere di alzare gli occhi al cielo.
Durante l'adolescenza dividevo le ragazze in madonne irraggiungibili e crocerossine spremibili. Le madonne non si seducono. Si venerano. E io le veneravo col cuore morsicato dalla loro indifferenza. Ma appena manifestavano qualche interesse per me, smettevano di interessarmi.
Pur di prevenire l'ansia di un possibile abbandono mi lasciavo andare soltanto con quelle su cui credevo di esercitare un controllo. La mia specialità era il discorso di disimpegno.
Non difesi il mio sogno, per la semplice ragione che non lo ascoltavo più. I sogni sono radicati nell'anima e la mia era fuori servizio.
«I se sono il marchio dei falliti. Nella vita si diventa grandi nonostante.»
I mostri del cuore si alimentano con l'inazione. Non sono le sconfitte a ingrandirli, ma le rinunce.
Il sogno di scrivere si era materializzato in forma imprevedibile, quando avevo creduto di non desiderarlo più. Se un sogno è il tuo sogno, quello per cui sei venuto al mondo, puoi passare la vita a nasconderlo dietro una nuvola di scetticismo, ma non riuscirai mai a liberartene. Continuerà a mandarti dei segnali disperati, come la noia e l'assenza di entusiasmo, confidando nella tua ribellione.
Le donne non si conquistano con le corde vocali, ma con gli orecchi. Noi maschi sprechiamo tempo a rintronarle di battute memorabili quando l'unica cosa che ci chiedono è di prestare attenzione ai loro pensieri.
Il dolore apre squarci che consentono di guardarsi dentro. Ma io continuavo a guardare dalla parte sbagliata.
«Hai fatto una scoperta importante. L'amore non basta a rendere felici gli esseri umani. La felicità non è figlia del mondo, ma del nostro modo di rapportarci a esso. Non dipende dalla ricchezza, dalla salute e neanche dall'affetto di un'altra persona. Dipende solo da noi. Quindi tutti possiamo provarla.»
Avevo rimpianto la mancanza di una famiglia per tutta la vita. E ora che avrei potuto costruirmene una, mi accorgevo di averne il terrore.
Non è poi così vero che si desidera ciò che non si è mai avuto. Quando si sta male, si preferisce ciò che ci appartiene da sempre.
Mi comportavo come quei maschi che, non avendo la forza di staccarsi dalla donna che non desiderano più, si lasciano scivolare ai margini della relazione con l'aria di esserne sospinti da lei.
Imparavo a non subire gli eventi, a interpretarli come segnali. Scoprivo che l'amore poteva essere un bastone a cui appoggiarsi, ma rimaneva anzitutto una spada per conquistare una nuova consapevolezza delle proprie potenzialità. Per anni lo avevo vissuto come un acquisto, mentre era la cessione di qualcosa a un'altra persona.
Gli avevo mostrato come distinguere il brusio mutevole delle emozioni dal linguaggio eterno dei sentimenti.
Pur di non fare i conti con la realtà preferiamo convivere con la finzione, spacciando per autentiche le ricostruzioni ritoccate o distorte su cui basiamo la nostra visione del mondo.
Preferiamo ignorarla, la verità. Per non soffrire. Per non guarire. Perché altrimenti diventeremmo quello che abbiamo paura di essere. Completamente vivi.

domenica 6 ottobre 2013

'O miraaacolooooo!!!

Ieri sera, verso mezzanotte, ho chiuso il pc e sono andata in soggiorno, dove mia madre stava guardando la prima puntata della nona edizione di Ballando con le stelle su Raiuno. A un certo punto, davanti al nuovo look di Sandro Mayer, che nel talent ha il ruolo di opinionista, sono sbottata in un immediato «Non è possibile»... o forse era «Non ci posso credere», non ricordo esattamente, ero troppo sconvolta! ;-)
Chiunque conosca il giornalista e direttore del settimanale Dipiù se lo ricordava più o meno con questo aspetto.


Ebbene, ieri sera è stato uno shock vederselo comparire sullo schermo in siffatta guisa! :-O


Sono andata a fare un giretto tra i vari social network... e l'ironia si spreca!
Selvaggia Lucarelli su Facebook: «Lo speciale su Dipiu' della prossima settimana: Padre Pio appare in sogno a Mayer e si risveglia al mattino coi capelli di Robert Redford».
Era una notte buia e tempestosa, mentre la trasmissione era ancora in corso, ha trovato una certa somiglianza con quello che dovrebbe essere il personaggio di qualche cartone animato americano...


... e io ho rebloggato il suo post in men che non si dica tramite la comodissima app di Tumblr!
Il giornalista de l'Espresso Riccardo Bocca (che ho visto abbastanza da vicino all'ultima BlogFest nel corso dell'evento "Professione: Tweetstar" assieme a Lia Celi, Carlo Gabardini e la summenzionata Selvaggia Lucarelli) ha twittato in continuazione per tutta la puntata (la prossima penso che me la guarderò con il suo profilo Twitter sottomano, e sarà uno spasso!), dedicando al nuovo parrucchino del suo collega un buon numero di tweet. Il migliore? Forse questo: «Ci sono!!!! Mayer è il Geppetto di Collodi!!! #ballandoconlestelle».
Rivolgiamo un pensiero affettuoso a Sandro Mayer, che a quanto pare non può contare su una persona cara che sia disposta a dirgli «Ma 'ndo' vai così conciato che sei ridicolo?!». A' Sandri', la prossima volta ti vogliamo al naturale! Ti do anche un consiglio: racconta che è stata tutta una strategia di viral marketing, e il popolo della Rete farà persino finta di crederci... ;-)

venerdì 4 ottobre 2013

Il momento del dolore e della riflessione

La tragedia avvenuta ieri al largo di Lampedusa mi lascia senza parole: video e immagini tolgono quasi il fiato. Purtroppo non è mancato chi ha perso un'occasione per tacere ed ha pensato bene di provare a strumentalizzare l'accaduto. Comunque io stessa devo ammettere che è ben difficile tenere a freno la lingua quando leggi che il barcone in fiamme non sarebbe stato soccorso da alcuni pescherecci perché i pescatori temevano di incorrere nel reato di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina previsto dalla legge Bossi-Fini. Non mi viene in mente altro che quella parola, «Vergogna», pronunciata ieri da papa Francesco con voce rotta come non mai dall'emozione.
A questo punto lascio la parola a chi riesce a esprimersi molto meglio di quanto saprei fare io...
Comunicato di Emergency su Facebook:
I morti di oggi a Lampedusa (mentre scriviamo sono cento) vanno ad aggiungersi agli altri 20mila che sono morti nel Mediterraneo negli ultimi vent'anni. Fino a quando considereremo naturale che il mar Mediterraneo sia il più grande cimitero del mondo? Fino a quando accetteremo di tenerci politiche migratorie criminali, che trasformano i disperati in clandestini, e per questo delinquenti? Fino a quando lasceremo che chi scappa dalla guerra e dalla miseria abbia, come unica possibilità, quella di affidarsi a uno scafista che poi li butta in mare a frustate? Fino a quando accetteremo di essere corresponsabili di una strage quotidiana di donne, uomini, bambini la cui unica colpa è inseguire la speranza di una vita migliore? Fino a quando Lampedusa e gli altri porti di sbarco saranno lasciati soli a seppellire i morti, nell'indifferenza dell'Italia e dell'Europa? Non abbiamo più voglia, davanti a cento cadaveri, di ascoltare l'ipocrisia di chi oggi si veste a lutto mentre ieri firmava le leggi sull'immigrazione che riempiono il mare di morte, l'ipocrisia di chi oggi si dispera ma domani non farà niente per cambiarle. Vogliamo risposte. Vogliamo un Paese che, come dice la nostra Costituzione, "riconosce e garantisce i diritti fondamentali dell'uomo": diritti che invece muoiono ogni giorno davanti ai nostri occhi, insieme a centinaia di persone.
Alessandro Gilioli oggi ha ripubblicato un suo post dell'anno scorso, nel quale raccontava un episodio straziante di cui era stato testimone in Cambogia, «per ricordarci com’è fatta l’altra metà del pianeta, quella da cui si fugge rischiando di morire». Già, perché a spingere migliaia di disperati ad affrontare un viaggio così pieno di rischi e di difficoltà non è il semplice desiderio di una vita migliore, bensì un primordiale istinto di sopravvivenza.
Infine, Massimo Gramellini su La Stampa:
Quanta ipocrisia sulle facce dei potenti listate a lutto, mentre le vittime della strage annegano una seconda volta nella retorica. Quanto cinismo tra i leghisti che considerano una soluzione respingere i disgraziati, affinché si rassegnino a morire a casa propria: lontano dagli occhi, lontano dal cuore. [...]
Finché i disperati in fuga dalla violenza e dalla miseria marcivano a spese nostre nei lager di Gheddafi, nessuno si interessava alla loro sorte. Adesso che le gabbie si sono aperte e le bagnarole dei banditi hanno ripreso il largo, si piangono i morti e si continuano a ignorare i vivi. L’Europa, che fa la morale all’Italia per lo sfondamento di un parametro economico o la dimensione non regolamentare di una zucchina, tratta Lampedusa come se fosse una provincia romana anziché l’avamposto di un continente. [...]

giovedì 3 ottobre 2013

Niente male la vista da lassù, nevvero?

L'autunno avanza, le ore di luce si riducono ogni giorno di più, il buio scende sempre prima... ma, ammesso che il cielo sia sgombro da nubi, la iattura dell'inquinamento luminoso affligge inesorabilmente chi di notte desideri osservare il cielo stellato dalle città. D'altra parte, sono le stesse luci che offuscano gli astri ad adornare il nostro pianeta visto dallo spazio, regalandoci immagini mozzafiato come quella qui sotto, condivisa dall'astronauta Luca Parmitano (attualmente ancora a bordo della Stazione Spaziale Internazionale) sulla sua pagina Facebook. È fin troppo facile riconoscere il nostro Belpaese... :-)


Già che ci siamo, l'occasione è propizia per tirar fuori dai Segnalibri del mio browser qualche risorsa in tema.
Da Focus.it, ecco un ritratto della Terra by night realizzato dal sensore VIIRS situato a bordo del satellite artificiale Suomi NPP. È particolarmente ben visibile il Nord America.


Ancora meglio... nell'animazione qui sotto, composta da immagini provenienti dallo stesso sensore, si può vedere la Terra che ruota (maggiori informazioni qui).


Infine, dal sito italiano del National Geographic, segnalo un'esigua ma notevole galleria di dettagliatissime immagini composite della Terra di notte, acquisite dal summenzionato satellite della NASA e della National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA).
A proposito, ho appena constatato con rammarico che al momento i siti delle summenzionate agenzie governative statunitensi risultano non disponibili a causa dello shutdown. E quel che è peggio è che la situazione rischia di aggravarsi ulteriormente... :-(

martedì 1 ottobre 2013

Attilio chi?

Da un po' di tempo a questa parte la televisione non la guardo praticamente più, a parte tg e programmi di informazione, e qualche film ogni tanto. Mia madre invece rimane nonostante tutto affezionata alla "scatola magica", specialmente adesso che i palinsesti della tv generalista riprendono vita dopo un'estate di repliche e tappabuchi. Essendo un'assidua spettatrice del talent Tale e Quale Show condotto da Carlo Conti, mi ha chiesto chi fosse mai questo fantomatico Attilio Fontana che è presente nel cast della terza edizione (attualmente in onda) assieme ad Amadeus, Fabrizio Frizzi, Kaspar Capparoni, Riccardo Fogli, Chiara Noschese, Clizia Fornasier, Fiordaliso, Roberta Lanfranchi e Silvia Salemi. La bimbaminkia che stava acquattata dentro di me a mia insaputa ha avuto un sussulto: chi è Attilio Fontana?! [da pronunciarsi tipo «Chi è Tatiana?!», copyright Gabriele Cirilli ;-)]. Ma non te lo ricordi, il fighissimo leader capellone dei Ragazzi Italiani, la boyband che raggiunse l'apice del successo al Festival di Sanremo 1997 con Vero Amore per poi tramutarsi in una meteora, o meglio in un piccolo sciame meteorico? ;-) Avrei potuto avere il loro poster appeso in camera... ma in realtà non ne ho mai tenuti di alcun genere, a parte questo nei miei anni da studentessa universitaria fuorisede: che adolescenza trishte, nevvero...?
Per l'occasione ho scoperto che Attilio, pur avendo lasciato il gruppo nel lontano 2000, non ha mai abbandonato il mondo dello spettacolo, ma ha affiancato alla carriera di solista e cantautore quella di attore, soprattutto in fiction Rai e Mediaset (che io non seguo). Le sue prime due esibizioni a Tale e Quale Show non sono state un granché: nella prima puntata si è reso irriconoscibile nei panni di Nek per cantare Laura non c'è, mentre nella seconda ha interpretato Più bella cosa, ma più che a Eros Ramazzotti trovavo che assomigliasse a Max Paiella... ;-) Poi l'exploit: Attilio ha vinto la terza puntata eseguendo Mentre tutto scorre dei Negramaro in maniera pressoché ineccepibile. Oh, la vocalità di Giuliano Sangiorgi non è mica semplice da imitare! E pure il trucco e (s)parrucco era notevole, vedere per credere.


Staremo a vedere cosa succederà nelle prossime puntate: del resto non c'è neanche bisogno di guardare lo show in diretta, dal momento che in seguito tutte le performance vengono caricate nel canale YouTube della RAI...
Nel cast di quest'anno c'è anche un outsider, che nelle precedenti edizioni aveva partecipato come concorrente: in ciascuna puntata il summenzionato comico sulmonese Gabriele Cirilli si cimenta in una mission impossible. In che senso? Beh, basti dire che nella prima puntata il simpatico attore ha interpretato Sarà perché ti amo dei Ricchi e Poveri (tutti e tre, soprattutto la brunetta!), nella seconda Sentimental di Wanda Osiris e nella terza Popoff (la canzone vincitrice dello Zecchino d'Oro 1967) di Valter Brugiolo con tanto di Piccolo Coro di cinque elementi tutti impersonati da lui. Insomma, non sarà una delizia per le orecchie, ma di sicuro è uno spasso! :-D