venerdì 25 novembre 2011

Ingiunzione di sfratto

Ebbene sì, non soltanto il riscontro positivo che avevo sperato di ricevere si è fatto attendere invano, ma i peggiori sospetti di noi inquilini di casa Splinder sono diventati certezza: tre giorni fa, infatti, nella home page è comparso il seguente avviso per gli utenti.
ATTENZIONE!
A partire dal 31 Gennaio 2012 il servizio Splinder verrà dismesso.
A breve verrà inviata una comunicazione con le indicazioni da seguire per recuperare tutti i contenuti dei blog ospitati. Sarà inoltre possibile attivare un redirect su un nuovo indirizzo web.
Insomma, in netto anticipo rispetto al famigerato 21 dicembre 2012 il piccolo mondo che per anni ha rappresentato questa community cesserà di esistere. Nelle ore immediatamente successive alla diffusione dell'annuncio, il sito e tutti i blog ospitati sono risultati inaccessibili, sicuramente per effetto del sovraccarico di traffico. Se tutto questo fosse accaduto un paio di mesi fa, sono sicura che Splinder avrebbe soffiato ad Aruba il premio come miglior sito o blog andato a p***ane nell'ambito dei Macchianera Blog Awards 2011...
Insomma, me ne sto qui ad aspettare pazientemente che il signor Splinder renda note le indicazioni annunciate, ma nel frattempo comincio a valutare soluzioni alternative per mettere in salvo nella maniera più agevole ed efficace possibile questi anni di vita online, adoperandomi affinché tutto proceda nel migliore dei modi ed i miei post rimangano passabilmente fruibili anche nella nuova casetta dove troveranno rifugio, situata con ogni probabilità nel condominio WordPress. Segnalo comunque un paio di strumenti utili per chi si accontenta di salvare il blog sul proprio hard disk, rinunciando a trasferirlo su un'altra piattaforma: Free Download Manager (solo per Windows) e il più spartano (ma multipiattaforma) Wget.
Giorni fa un utente del blog Soluzioni ha seminato il panico affermando in un commento di aver saputo dallo stesso signor Dada che Splinder così come lo conosciamo avrebbe chiuso i battenti giovedì 24 novembre, cioè oggi. La consapevolezza di avere a disposizione più tempo del previsto per effettuare la migrazione non è certo una scusa valida per ridurmi all'ultimo momento, come troppo spesso tendo a fare quando non so bene che pesci pigliare, con il rischio di perdere tutto o se non altro di combinare qualche pasticcio...

UPDATE: Nell'articolo dedicato dal sito di Sky Tg24 alla chiusura di Splinder c'è un link a questo post, con tanto di citazione. Pur senza tralasciare la malinconia che si confà al momento... son soddisfazioni, ecco!

giovedì 17 novembre 2011

Usare il pc senza affaticare troppo la vista

Caspita, temo di avere un tantino esagerato con il computer, oggi... e i miei poveri occhietti ne hanno risentito, ahimè.  Quale migliore occasione per rispolverare l'aureo "ottalogo" di consigli che ho copiato da una rivista specializzata trovata presso il mio ottico di fiducia? Dovrebbero farne tesoro tutti quelli che trascorrono parecchio tempo al pc, me per prima... ché non si dica che predico bene e razzolo male!
Evitare il computer ormai per molti è quasi impossibile, ma è possibile evitare lo stress all'apparato visivo. Chi opera molte ore al giorno al computer è esposto a un affaticamento visivo, anche intenso, che non deve divenire un compagno di lavoro ma che, al contrario, va accuratamente evitato. Ne va della salute degli occhi ma anche della prestazione professionale, qualunque essa sia, nel lavoro o nello studio.
Ecco i preziosi consigli dell'ottico optometrista:
  1. Mantenere il busto con un angolo di 90° rispetto alle gambe.
  2. Posizionare il monitor in modo che sia inclinato di circa 20° e comunque più in basso rispetto alla linea dello sguardo.
  3. Curare la luminosità e il contrasto del monitor, considerando che se è eccessiva provoca l'abbagliamento e la stanchezza precoce. [NdG: uh, quanto è vero... A proposito: devo proprio ricordarmi di provare questo software!]
  4. Evitare caratteri troppo piccoli e ricordare che è sempre possibile e facile ingrandirli per non stressare gli occhi. [NdG: se stai navigando con Mozilla Firefox, ti basta premere Ctrl e +]
  5. Utilizzare la visualizzazione a schermo intero per evitare che immagini estranee disturbino il lavoro principale. [NdG: sempre con Firefox, il tasto da premere è F11]
  6. Chiudere gli occhi per alcuni secondi alle prime avvisaglie di bruciore.
  7. Imporsi una pausa di almeno 5 minuti ogni ora di lavoro.
  8. Utilizzare questa pausa per guardare "all'infinito" per far riposare la parte dell'apparato visivo delegata alla visione da vicino.

mercoledì 16 novembre 2011

Schiavitù moderna

Dall'articolo di presentazione della puntata del programma DOC3 andata in onda lo scorso mercoledì 27 luglio su Rai Tre (con una collocazione in palinsesto a dir poco infelice, aggiungerei):
A scuola studiamo che la schiavitù è stata abolita nella seconda metà dell’Ottocento e ci sembra assurdo che solo duecento anni fa un essere umano poteva essere proprietà di un altro essere umano.
Ma che succede nella realtà? Esiste ancora la schiavitù? O peggio, una nuova forma più insidiosa di schiavitù, che si realizza attraverso la negazione dei diritti fondamentali e il rispetto per la persona umana.
Protagonista della prima delle tre storie raccontate nel documentario Schiavi di Giuseppe Laganà era una giovanissima nigeriana, soprannominata Miss Lagos per il suo portamento aristocratico, la quale è stata trascinata dai suoi connazionali nell'inferno della prostituzione ed è stata costretta a vendere il suo corpo lungo la tristemente nota Bonifica del Tronto, sopportando anche il trauma di un'interruzione di gravidanza forzata, finché l'associazione On The Road non si è presa cura di lei aiutandola ad affrancarsi dal giogo fisico e psicologico in cui era stata intrappolata dai suoi sfruttatori. Al termine della puntata, un messaggio di speranza: «"Miss Lagos" sta combattendo la sua battaglia per la libertà».
Sono venuta a conoscenza di questi fatti solamente dopo averne sentito parlare nel corso dell'odierna edizione del TGR Abruzzo. La vicenda si è conclusa nel modo più drammatico: Lilian Solomon, così si chiamava la ragazza, è morta il 1° ottobre scorso ad appena 23 anni nel reparto di oncologia dell'ospedale di Pescara stroncata da un linfoma non Hodgkin, malattia da cui era già affetta all'epoca del documentario ma a cui sperava di sopravvivere. In condizioni sanitarie più favorevoli quel tipo di tumore, diagnosticato in tempo e curato in maniera adeguata, le avrebbe lasciato ottime prospettive di guarigione... ma purtroppo tutto ciò non le è stato concesso dai suoi aguzzini. Se non altro, questa dolorosa vicenda ha contribuito a far emergere un rilevante traffico di sfruttamento della prostituzione e ad assicurarne i responsabili alla giustizia.
Concludo riportando il commento con cui Alessandro Robecchi, conduttore di DOC3, ha introdotto le storie narrate: «Il bicchiere è lì, se volete potete vederlo mezzo pieno: tre storie di schiavi che si salvano. Oppure potete vederlo vuoto: ora, qui, tra noi la schiavitù esiste, resiste, conviene. Ma in nessun caso nessuno è libero finché ha schiavi accanto, nemmeno noi che facciamo finta di non vederli».

venerdì 11 novembre 2011

Eleven is a magic number

Nella mattinata di oggi, 11 novembre 2011, sono stata talmente impegnata a smaltire il lavoro arretrato in ufficio che alle ore 11, 11 minuti e 11 secondi mi sono completamente scordata di acquisire al computer lo screenshot "commemorativo" di un istante unico, perlomeno nel ventunesimo secolo: data e ora formate da dodici cifre 1, adottando la rappresentazione sintetica con le sole ultime due cifre per indicare l'anno (sì, proprio quella che avrebbe dovuto causare disastri allo scoccare del 1° gennaio 2000, secondo previsioni catastrofistiche fortunatamente smentite poi dai fatti). Sia ben chiaro, lungi da me attribuire qualche significato sovrannaturale alla particolarissima sequenza di cifre, a differenza per esempio di tutte quelle persone che hanno scelto proprio la giornata odierna per partorire oppure per convolare a nozze, incuranti del fatto che né di Venere né di Marte non si sposa e non si parte né si dà principio all'arte (ehi, sono loro quelli superstiziosi, mica io! ). Semplicemente, da appassionata di matematica e di numeri – tutti, indistintamente! – quale sono, mi sembrava carino eternare in qualche modo quel momento irripetibile. Vabbe', pazienza...
Colgo l'occasione per passare in rassegna le proprietà tutt'altro che esoteriche del numero 11 riportate da Number Gossip. Si tratta di un numero...
  1. dispari, non essendo multiplo di 2; 
  2. primo, essendo divisibile solamente per 1 e per sé stesso; 
  3. primo gemello di 13 [tra parentesi, trovo che il più significativo apporto alla cultura dato da La solitudine dei numeri primi, a mio avviso uno dei romanzi più sopravvalutati che io abbia mai letto, sia stato il fatto di aver insegnato al grande pubblico che si definiscono primi gemelli due numeri primi che differiscono tra loro di 2... ]; 
  4. palindromo, cioè si legge nello stesso modo in avanti e all'indietro [la stessa data odierna lo è... ma limitarsi ad etichettarla come palindroma mi pare un tantino riduttivo! ]; 
  5. primo palindromo, il che consegue dal secondo e dal quarto punto;
  6. privo di quadrati, non essendo divisibile per alcun quadrato perfetto tranne 1; 
  7. difettivo, ovvero maggiore della somma di tutti i suoi divisori positivi eccettuato sé stesso (il solo 1, in pratica);  
  8. repunit, come tutti gli interi che contengono solo la cifra 1; 
  9. odious, in quanto ha un numero dispari di 1 nella sua rappresentazione binaria (1011).
    Inoltre, 11 è...
    • il più piccolo numero primo P tale che 2P – 1 non è primo, infatti 211 – 1 = 2047 = 23 × 89;
    • il più grande numero a non essere esprimibile come somma di due numeri composti, cioè non primi;
    • il più piccolo numero primo per il quale la somma delle cifre (2) uguaglia il numero di cifre;
    • l'unico numero primo comprendente un numero pari di cifre identiche;
    • il più piccolo primo strobogrammatico [si definisce così un numero primo che, dati una base e un certo insieme di glifi, appare lo stesso sia visto normalmente sia sottosopra];
    • l'unico primo palindromo con un numero pari di cifre;
    • l'unico numero primo la cui lunghezza del periodo è 2 [se ho ben capito, c'entra il fatto che 1/11 = 0,090909...]. 
    Last but not least, 11 divide tutti i palindromi con un numero pari di cifre.

    P.S.: Il fatto che 11 sia un numero di Ulam e anche poligonale centrale (o lazy caterer) l'ho lasciato per ultimo, perché le relative definizioni non mi risultano proprio chiarissime...

    mercoledì 9 novembre 2011

    Caro signor Splinder...

    Sono passati oltre quattro anni e mezzo da quando ho aperto questo spazietto qui da lei. All'inizio scrivevo veramente tanto, accidenti!  Poi, col passare del tempo, la frequenza dei miei post si è progressivamente ridotta, un po' per gli impegni che hanno sacrificato parte del mio tempo libero, un po' perché la consapevolezza di poter essere letta (e in qualche modo giudicata) da altri mi ha resa sempre più perfezionista e critica nei confronti di me stessa... come se non lo fossi già abbastanza per carattere.  Certe frivolezze pubblicate agli inizi oggi non le scriverei più, anzi mi imbarazzo un po' pure a rileggerle!
    Ieri, a distanza di qualche giorno dall'ultimo accesso, ho aperto la home page per scrivere il post che avevo in mente... e mi sono trovata davanti un avviso che recita:
    ATTENZIONE!
    Dal 01/06/2011 non è più possibile iscriversi al servizio e acquistare o rinnovare i pacchetti avanzati SplinderPRO.
    Chissà da quanto tempo è lì, ho pensato: del resto ormai passo da queste parti talmente di rado... Forse era già lì in occasione dei miei ultimi accessi, e mi è semplicemente sfuggito. Da quanto leggo qui, escluderei che il mio spirito di osservazione abbia fatto così clamorosamente cilecca: l'avviso in questione è comparso da poco. Inevitabile chiedersi come mai sia stato diramato cinque mesi dopo la data in questione... ma dal mio punto di vista questo è solamente un dettaglio poco rilevante. Ciò che conta davvero si può riassumere nel seguente quesito: caro signor Splinder, è per caso in procinto di chiudere bottega?! Gli utenti del blog Soluzioni hanno chiesto allo staff delucidazioni in merito, finora invano... e se ne sta discutendo pure su FriendFeed.
    Devo riconoscere di essermi sempre trovata bene, qui da lei. A dire il vero ho accarezzato per un po' l'idea di migrare verso altri lidi, ma ho rinunciato non appena lei ha introdotto la funzionalità di cui sentivo maggiormente l'esigenza: la notifica via e-mail dei nuovi commenti ai post. Adesso però, se i sospetti di un'imminente chiusura dovessero trovare conferma, sarà il caso di cominciare a guardarmi intorno. Per usare un'ardita metafora "blogistica", avrò bisogno di una nuova casetta dove traslocare tutti i miei effetti personali prima che qua crolli tutto e io mi ritrovi sotto un ponte. Probabilmente mi tornerà utile il celebre plugin per esportare i blog da Splinder a WordPress segnalato dal blogger geek per eccellenza Andrea Beggi, il quale oggi sembra condividere le mie medesime perplessità sull'avviso incriminato.
    Insomma, caro signor Splinder, a meno di una sua immediata e chiara smentita, le nostre strade potrebbero dividersi presto... ma sappia che, finché è durato, è stato bello!  Le confesso che devo davvero tanto a questo blog, specialmente da qualche mese a questa parte...  e ne serberò sempre un ottimo ricordo.
    Rimanendo in speranzosa attesa di ricevere un eventuale riscontro positivo da parte sua, la saluto cordialmente.
    Sua affezionatissima
    Gwendalyne

    martedì 8 novembre 2011

    Questione di civiltà

    Anche se a differenza dell'anno scorso non ci ho scritto neanche un post, limitandomi a caricare le foto su Flickr, pure quest'anno ho partecipato alla BlogFest.
    Abituata come sono a subire la snervante "moda" del parcheggio selvaggio nel centro di Pescara, di cui ho parlato tempo fa, una delle cose (magari non quella maggiormente degna di nota) che mi hanno colpita di Riva del Garda è stata il fatto che le macchine posteggiate lungo le strade fossero rigorosamente confinate entro le linee tracciate sull'asfalto: peccato non aver pensato a farne un piccolo reportage fotografico! Se riscontrassi qualcosa del genere dalle mie parti, probabilmente penserei ad un miraggio: nei pressi dei centri commerciali, per fare un esempio tipico, gli automobilisti arrivano in tutta fretta e scendono dalla macchina dopo aver parcheggiato con la massima nonchalance, magari di traverso, con il risultato che una percentuale tutt'altro che irrilevante dei posti auto a disposizione risulta di fatto inutilizzabile.
    A quanto pare la situazione in una metropoli come Milano è più simile a quella di Pescara che a quella della più vicina Riva del Garda, ahimè. Qualche anno fa Luca Sofri, toscano trapiantato ai piedi della Madunina, scrisse un resoconto abbastanza sconfortante della situazione. Ed è di questi giorni la cronaca della tragica fine del piccolo Giacomo, vittima innocente della diffusa abitudine di parcheggiare sul marciapiede lungo la milanese via Solari, a suo tempo descritta da 02blog come il "regno" del parcheggio selvaggio. Mentre il ragazzino percorreva la strada in bicicletta, gli si è aperta davanti la portiera di una macchina in sosta vietata, e per schivarla Giacomo ha sterzato scivolando sui binari del tram, disgraziatamente proprio nel momento in cui stava transitando una vettura, il cui conducente purtroppo non ha potuto fare nulla per evitarlo. Oggi gli abitanti del quartiere parlano di dramma annunciato... ma tre anni fa Cristiano Valli raccontò che gli stessi erano soliti scagliarsi contro i vigili urbani che osassero attentare con la minaccia delle contravvenzioni al loro «diritto all’occupazione abusiva di suolo pubblico». Ebbene, io credo che un comportamento così sfacciatamente incivile sia inammissibile ovunque, specialmente in una città che si è fregiata a lungo del titolo di capitale morale d'Italia. Sarebbe auspicabile che tutti i cittadini sviluppassero un più spiccato senso civico ed assimilassero il concetto che le regole vanno rispettate, non soltanto per proteggere il proprio portafoglio, ma soprattutto perché spesso i valori in gioco sono assai più importanti: il rispetto verso il prossimo o addirittura, come nel caso da cui ho preso spunto, la salute e la stessa vita delle persone. Sarà soltanto un'utopia, quella che ho in mente...?