Ieri pomeriggio sono andata al cinema a vedere
Hachiko, diretto dal regista svedese
Lasse Hallström (
qui il trailer). Il film, ispirato a un
fatto realmente accaduto in Giappone a cavallo fra gli anni '20 e '30, è ambientato negli Stati Uniti più o meno ai giorni nostri.
La vicenda narrata comincia da quando il professor
Parker Wilson (interpretato da
Richard Gere – con la
g dura, non dolce! Ho risolto il dilemma una volta per tutte grazie a
Comesipronuncia.it), sceso dal treno che l'ha riportato a casa dal lavoro, trova uno stupendo cucciolo di razza
akita... o meglio, è il cane a trovare lui! :-) La moglie dell'uomo (
Joan Allen) inizialmente non vuole saperne di adottare
Hachi (in giapponese "otto", il significato dell'ideogramma che la bestiola porta appeso al collo)... ma, non appena si rende conto dello speciale feeling tra il marito e il cane, si lascia convincere. Hachiko (il suffisso
-ko denota un vezzeggiativo) entra così a far parte a tutti gli effetti della famiglia Wilson, instaurando con il professore un rapporto di fedeltà esemplare: tutti i giorni lo accompagna alla stazione, torna indietro e poi nel pomeriggio, puntualissimo, si fa trovare lì davanti ad attenderlo. Soltanto a un ordine l'animale si rifiuta di obbedire, e cioè riportare indietro gli oggetti che gli vengono lanciati: non è nella natura degli akita fare qualcosa unicamente per compiacere gli umani. Finché...
Interessanti le inquadrature in soggettiva dal punto di vista di Hachi: avevo dimenticato che i cani vedessero il mondo in
bianco e nero (il che
non è del tutto vero, peraltro). Se posso fare una battuta, ho trovato quasi più espressivi gli "attori cani" nel vero senso della parola (almeno tre, uno cucciolo, un altro adulto e un altro ancora più anziano) rispetto a quelli umani! ;-) Non a caso, c'è chi ha definito questo film «
più per cinofili che per cinefili». Tirando le somme... questa pellicola, anche se a tratti potrebbe risultare un tantino lenta e noiosa, è pressoché infallibile nel toccare le corde della
commozione (nella fila dietro di me era un continuo soffiarsi il naso... e dubito che si trattasse di semplice raffreddore! ;-)).
A proposito, Hachi mi ha rammentato il cagnone che tempo fa, quando finanziavo regolarmente le Ferrovie, vedevo spesso dalle parti della stazione di Pescara, e che una volta ho anche immortalato con il telefonino mentre se ne stava spaparanzato nel bel mezzo dell'atrio. Mi è venuto da fantasticare: chissà se pure lui aveva una storia alle spalle...?
Doveroso UPDATE del 5/1: vedendo Hachiko è pressoché inevitabile "innamorarsi" degli akita, e magari accarezzare l'idea di adottarne uno... ma vorrei invitare chi mi legge a non sottovalutare le responsabilità che l'adozione di un cane, specialmente di una razza così particolare, comporta. Oltretutto, come documenta il Corriere, si rischia di alimentare i traffici di gente senza scrupoli pronta a speculare nel modo più squallido sul prevedibile effetto-tenerezza innescato dal film.
Parlando delle altre pellicole che ho visto ultimamente, devo ammettere che buona parte di queste mi ha più o meno delusa: da
Tu, io e Dupree (troppo assurdo per divertirmi davvero) a
Partnerperfetto.com (per essere una "commedia per single", non mi ha tirato su il morale più di tanto), passando per l'universalmente elogiato
Pranzo di Ferragosto (idea di partenza davvero carina, che però a mio avviso non è stata sviluppata nel modo migliore). In compenso mi è piaciuto parecchio
L'amore non va in vacanza, che ho visto per caso l'altra sera in televisione: è quel genere di film perfetto per mettermi di buonumore, ecco. :-) Simpatica, in particolare, l'idea dello speaker che commenta la vicenda della protagonista in stile trailer cinematografico. E
Jude Law, che come Watson in
Sherlock Holmes non rendeva un granché, nei panni del fratello di Kate Winslet/partner di Cameron Diaz era davvero affascinante!